I 90 anni del Vescovo Emerito di Caserta, Raffaele Nogaro: un messaggio di assoluto affetto, anche per la sua opera

C elebrazione di infinito affetto per il Vescovo Emerito di Caserta, Padre Raffaele Nogaro, che il 31 dicembre 2023 ha compiuto 90 anni. A più riprese, infatti, è stato festeggiato dai fedeli: dopo la Messa mattutina, nella Canonica di Piazza Ruggiero, una prima volta, ed in una successiva occasione, nel pomeriggio del giorno stesso, con una festa a sorpresa, arricchita anche da un concerto, alla presenza pure del celebre missionario comboniano Padre Alex Zanotelli, spesso attivo anche sul famoso periodico Nigrizia. A conclusione della Messa, con canti e pregherie, era stata poi dedicata una particolare preghiera spontanea con augurio per Padre Nogaro, con queste parole: “Signore Gesù effondi la tua grazia e la tua benedizione su Padre Nogaro, ti preghiamo di custodire la sua salute perché possa ancora testimoniare il tuo amore e la tua fedeltà ad multos annos. Ti abbracciamo con infinito affetto e ti auguriamo un felicissimo compleanno perché tu sei per noi quel padre, quel figlio, quel fratello, quell’amico, che auguriamo a tutto il mondo di avere”, a testimonianza di quanto Monsignor Nogaro sia davvero amico, come il migliore dei familiari… Ci sono stati anche un rinfresco offerto dai fedeli ed una distribuzione del periodo cattolico Adista, dedicato proprio alla dolce figura di Padre Nogaro. In quanto Vescovo di Caserta, dal 1990 al 2009, Nogaro si è infatti dimostrato un radicale interprete del Vangelo, la cui estrema mitezza è congiunta al coraggio di posizioni anche scomode, ma rette, sempre a favore del bene comune, senza riverenze verso poteri forti e di sopraffazione. Nella festa della mattina erano stati presenti, tra gli altri, il Vescovo attuale di Caserta, oltre che nuovo Arcivescovo di Capua, Pietro Lagnese, l’uomo di scienza Antonio Malorni, già professore universitario, curatore di varie, validissime opere con Raffaele Nogaro, la cantautrice per la pace, Agnese Ginocchio, ed altri ancora. In particolare, con il contributo di Agnese Ginocchio, è stata accesa una fiaccola della pace e, in Canonica, la bandiera della pace è stata associata ai colori della bandiera e della cultura palestinesi (una kefyah associata, appunto, a simboli non bellicisti), per ricordare uno dei più tragici conflitti attuali, con cartelli in opposizione ai bombardamenti sulla martoriata Gaza, oltre che in opposizione ad azioni di apartheid e genocidio, in qualunque forma; anche altri conflitti sono stati ricordati, invocando la loro fine, da quello nello Yemen, a quelli in Africa, a quello in Ucraina, ed in ogni dove. Da anni, peraltro, il talento di Agnese Ginocchio è al servizio della pace, e senza “peccati di omissione”, sempre al fianco dei più svantaggiati, distinguendo oppressori ed oppressi, invasori ed invasi, per essere davvero quei “beati costruttori di pace”, che possono essere tali a partire dal riconoscimento di determinate realtà di fatto. Da circa 20 anni, infatti, Padre Nogaro, Agnese Ginocchio e tanti altri partecipano alle marce per la pace, senza retorica, e costruendo la pace anche ogni giorno, in lotte sociali non violente e di pacificazione reale. L’accoglienza è sempre stata fondamentale per Padre Nogaro, che aveva definito la legge “Bossi-Fini” disumana, e che oltretutto, con le sue regole troppo restrittive, nei fatti favorisce la clandestinità, non lasciando quasi alcuno spazio a sbocchi legali; Padre Nogaro, con le sue opere solidali e di carità, è sempre stato un punto di riferimento per i più emarginati, che fossero operai, immigrati di colore, rom (sempre erano stato utilizzati locali del Vescovado per iniziative solidali), poveri delle più varie provenienze, e per gli immigrati musulmani, si ricordava sullo stesso giornale Adista, era considerato come il proprio Vescovo, perché, pur rimanendo di tradizioni religiose differenti, l’accoglienza non prevedeva distinzioni: riconoscimenti che hanno sempre profondamente commosso lo stesso Raffaele Nogaro. Anche la mattina del suo compleanno uno dei consueti atti di Padre Nogaro è stata l’elemosina, ed in generale il pensiero, per i poveri. Grande anche era stato il suo impegno con suor Rita Giarretta, per l’aiuto alle donne sfruttate barbaramente nel giro della prostituzione. Per Padre Nogaro, sempre innamorato del bene comune, la ricerca della pace è naturalmente stata affiancata al coraggio di posizioni di verità scomode, e nello stesso tempo sacrosante: nella sua opposizione a guerre di aggressione imperialistiche, aveva rimarcato quanto, ad esempio, il conflitto in Afghanistan fosse mosso, nella realtà, non da motivazioni di civiltà, ma da turpi interessi economici… vicende confermate successivamente anche da intese di comodo tra statunitensi e talebani. Padre Nogaro, oltre ad essere stato in prima fila contro la guerra all’Iraq, successivamente, riguardo la vicenda di Nassiriya, aveva ricordato quanto quella missione non fosse stata al di sopra delle parti, ma al servizio degli americani invasori…americani che avevano perpetrato una guerra illegale, un crimine immane contro la pace…per cui, pur addolorati per la morte dei militari italiani, c’erano verità da riconoscere, anche per evitare un perpetuarsi di catene di odio e rancore…parole che destarono polemiche e scalpore, in alcuni, ma parole di totale verità, ed ancora più meritorie. Guerre di aggressione anticristiane ed antiumane, per Nogaro, coscienza critica della Chiesa anche in molte altre circostanze, e per cui è proprio il portare avanti la guerra un concetto da scomunicare. Vero cristiano, quindi, per il suo comportarsi davvero cristianamente, Padre Nogaro è in dialogo affettuoso e costante anche con atei (che a su avviso non sono mai totalmente tali, perché si crede sempre in qualcosa) e laici, in quanto ciò che conta veramente è il bene degli altri. Spesso sul suo cammino ha incontrato persone non religiose, ma che seguono, nei fatti, valori consonanti con quelli cristiani, intesi nello splendore della loro reale purezza. Un ideale, ed in un certo senso una missione con valore “profetico” di Padre Nogaro, è proprio l’aspirazione di liberare il messaggio di Gesù da eccessi regole sovrastrutturali, che non hanno direttamente a che fare con la sua buona novella, che confuta l’idea di un Dio che punisca, ma che sostiene la fede in un Dio di Amore, Paterno e Materno insieme: una liberazione che valorizzi primariamente il ruolo delle donne, storicamente emarginate, e contro ogni discriminazione. Del resto, la stessa esistenza storica di Gesù Cristo è stata accertata in quanto rivoluzionaria, in senso etico-morale; che si sia religiosi o meno, è chiarissima, per chiunque sappia osservare, una sovversione contro il formalismo spesso spietato della legge farisaica, ed invece un innalzare i poveri, i bambini, coloro che erano considerati eretici e pagani, le donne, anche prostitute, i carcerati, i disabili (spesso considerati ingiustamente vittime di punizioni di origine religiosa), ed in generale i sofferenti al centro delle opere di misericordia… Gli “ultimi” venivano considerati i primi, senza considerare “eletti” e “non eletti”, “impuri” rispetto a “puri”. Spesso, infatti, il dialogo con Padre Nogaro è riuscito di più con laici di cuore che con persone che, sotto le mentite spoglie di cristiani, avevano nei fatti atteggiamenti anticristiani, alzando muri e non ponti, discriminando, con ipocrisia che richiama il farisaico, emarginati e diversi (che non vuol dire peggiori), e spesso plaudendo a potenti della terra, che invece utilizzano il potere per uccidere ed inquinare… Il grandissimo seguito popolare di Padre Nogaro si spiega, infatti, anche con il suo essere dimora ed espressione personalizzata, attualizzante, del messaggio più chiaro di Gesù di Nazareth: il Salvatore, il Buon Pastore che vuole che nessuno si perda… E soprattutto il dolcissimo Gesù del Discorso della Montagna, della Beatitudini, che offre nutrimento per l’anima: parole che dissetano un desiderio di Assoluto, Unione con il Tutto, del quale si è un frammento (derivati e parte, come i fiori di un albero, come gocce di un mare), e non forze di separazione. Concetti che richiamano, quindi, una “acqua viva” (per rifarsi ad una espressione utilizzata nell’incontro di Gesù con la samaritana, emarginata da molti perché considerata impura e di strada, ed invece amata da Gesù), che disseta per sempre queste aspirazioni. Nelle sue sante opere, ci si può permettere di dire, Padre Nogaro è sempre nel cuore delle persone, che ha conquistato, perché davvero ha seguito, in modo interiorizzato, le parole del Maestro, Gesù di Nazareth, coniugando nello stesso modo dolcezza e chiara denuncia di quello che non va… Il ricordo va alla denuncia del Vescovo Nogaro, con l’invito a non seguire quei politici democristiani collusi con la camorra; da lì, seguirono delle violente falsità del politico Giuseppe Santonastaso, che, tra le altre asserzioni, considerava “demoniaco” questo intervento; invece, è vero che l’impegno di Padre Nogaro richiama qualcosa di angelico già nell’umano; considerato dai fedeli già degno del Paradiso, Raffaele Nogaro lo intende in senso non solo metafisico, ma crea anticipazioni di questo anche in Terra, con il suo servizio agli altri, e nello stato mentale che rende possibile, invitando a essere come un Paradiso per gli altri, nell’accoglierli con la maggiore pienezza. Nella sua lotta non violenta alle camorre, Monsignor Raffaele Nogaro è stato in prima fila per la tutela ambientale, della natura, e per la canonizzazione di Don Giuseppe Diana, il sacerdote assassinato per le sue denunce di malaffare, dalla camorra casalese, nel 1993. Inoltre, riguardo un episodio differente, è certamente significativo ricordare che, nel suo considerare le persone non solo ridotte ai loro errori, il Vescovo Nogaro aveva chiesto, già negli anni ’90, più clemenza per Raffaele Cutolo, che gli si togliesse il 41 bis: un tempo boss della “Nuova Camorra Organizzata”, si era ravveduto, diceva che la croce fosse la vera cattedra di vita, e non aveva fatto il collaboratore di giustizia plausibilmente per timore di rappresaglie, soprattutto verso familiari. Un esempio di grande bontà vera, anche questo, di Padre Nogaro, in anticipo profetico coi tempi, e diverso dal “buonismo” banalizzante, applicato ingiustamente da benpensanti solo a cause ritenute alla moda e “più presentabili”. Molti anni dopo, tra 2019 e 2021, le più alte Corti d’Europa e d’Italia hanno dichiarato incostituzionale la negazione di tutti i benefici, delle attenuazioni della pena, per la sola non collaborazione con la giustizia, che può essere dovuta spesso a contrarietà alla delazione, timori di vendette, e non esclude automaticamente un pentimento dell’anima: quello vero, differente da quello solo giudiziario, a volte, invece, utilitaristico e certamente non senza contropartita. Del resto, nelle intenzioni di Padre Nogaro, tutti sono amici, seguendo davvero l’esempio, ricorda lui stesso, del Redentore, e riuscendo a tirare fuori il meglio delle persone, laiche o di fede che siano. Le sue riflessioni sanno andare al profondo della coscienza, aiutando anche altre persone a chiedersi ed a cercare in quali situazioni ritrovino qualcosa del messaggio di Gesù Cristo, situazioni che possono elevare a qualcosa di divino: ad esempio, nel libro, pubblicato nel 2023, E tu, chi dici che io sia? ,(Edizioni Vozza), dove, assieme ad altri “compagni di strada”, ci si è espressi in tale senso. Un messaggio valido a prescindere, sul piano etico-morale, per non credenti e credenti, perché, in un certo senso, ha qualcosa in comune con aspetti più profondi di noi, della nostra stessa coscienza. [Questo articolo è stato pubblicato sul giornale on line "Caserta24ore" e sulla versione telematica del giornale "L'Italia Mensile", sull'agenzia giornalistica "Pressenza"]



Antonella Ricciardi