Verso un arrogante ordine mondiale

I l più significativo segno di una mondializzazione all'insegna dell'egemonia statunitense sul mondo, già presente all'epoca della guerra fredda, ed aggravatasi con

la caduta del pur oppressivo regime sovietico, è dato dall'illegale aggressione angloamericana all'Irak. L'attuale conflitto non è stato certo dovuto a motivi umanitari nè tantomeno è sorto per portare la democrazia in quella sfortunata terra, dal momento che gli Stati Uniti sostengono i più reazionari regimi, come quello arabo saudita, che appoggiano solo a parole la resistenza palestinese (anche se le opinioni pubbliche di quelle nazioni sono sempre più lontane dalle posizioni americane). Gli stessi Stati Uniti hanno appoggiato Saddam Hussein nei momenti peggiori della sua dittatura, ad esempio quando questi aggredì l'Iran, e gli U.S.A. lo sostennero per contrastare la svolta antiamericana del regime khomeinista, e non desistettero da questo appoggio neppure di fronte alla terribile repressione attuata contro il popolo curdo. D'altra parte gli americani avevano sostenuto lo stesso Osama Bin Laden, quando questi era impegnato accanto alla resistenza afghana contro i sovietici, resistenza certo in sè giusta, ma che non era certo da affidare in modo privilegiato ad un leader integralista. Gli Stati Uniti, non hanno certo a cuore la legalità internazionale, dal momento che sistematicamente bloccano col veto ogni risoluzione che condanna Israele, anche per il potere economico della lobby ebraica negli U.S.A., e così i governi americani appoggiano lo Stato ebraico, che ha il governo più razzista del mondo, con a capo il criminale di guerra Sharon, responsabile di numerosissimi crimini verso il popolo palestinese.

George W. Bush

Saddam Hussein prigioniero

Questo atteggiamento dei due pesi e delle due misure indigna giustamente le masse arabe, anche considerando che Israele ha sempre avuto molte più armi degli irakeni, ha infatti armi atomiche e non ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare, oltre ad essere lo Stato che più ha violato risoluzioni O.N.U.. Particolarmente rilevante è che qualunque persona di religione ebraica possa volendolo trasferirsi in Israele (ma non persone con ascendenze ebraiche ma di religione diversa da quella ebraica), mentre non possono tornare in quelle terre i profughi palestinesi di lì originari, in spregio alle risoluzioni O.N.U. ed in spregio ad una filosofia affermativa per i diritti umani. In definitiva la guerra contro l'Irak è motivata dal desiderio di appropriarsi dei giacimenti petroliferi di quella terra e di colonizzare nuovamente e più massicciamente l'area, sicuramente il conflitto incrementerà il terrorismo, anche di matrice integralista religiosa, mentre per il bene dell'area sarebbero stati da sostenere governi arabi nazionalisti e laici, che possano opporsi all'egemonia israelo-americana. La stessa democrazia in Irak nel dopoguerra è dubbia, dato che gli americani vogliono imporre un governo militare americano a Baghdad, escludendo dal governo i partiti irakeni che erano contrari alla guerra, e riducendo al minimo il ruolo delle Nazioni Unite. Infine la guerra difficilmente porterà alla nascita di uno Stato curdo (ed il principio dell'autodeterminazione dei popoli è giusto), dato che a tale scopo i turchi stanno invadendo il Kurdistan sotto sovranità irakena per impedire la nascita di uno Stato curdo, che attrarrebbe i curdi della Turchia. Certo la guerra turca preventiva è molto da criticare, ma non potranno certo criticarla efficacemente gli americani, dato che essi stessi conducono una guerra preventiva contro il governo irakeno....

[Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: L'Altra Voce, Avanguardia, il Quotidiano di Caserta]



Antonella Ricciardi