Intervista ad Antonella Ricciardi alla radio iraniana I.R.I.B.
5 giugno 2009. Intervista ad Antonella Ricciardi, giornalista italiana e scrittrice del libro "Palestina una terra troppo promessa", per un programma giornalistico di Radio Irib-Radio Teheran (la radio di Stato iraniana), condotto dal giornalista iraniano Davood Abbasi, andato successivamente in onda in Iran ed in Italia.

Abbasi: "È uscito da poco il Suo libro che ha appunto nominato"Palestina una terra troppa promessa". Di cosa parla il suo libro?"

Ricciardi:"Diciamo che il libro ricostruisce il conflitto israelo-palestinese dalle origini, perlomeno dalla fine dell'Ottocento; la ricostruzione arriva fino al 2008, fino all'anno dell'uscita del libro, e diciamo che si avvale di tutta una serie di fonti che vengono indicate in modo preciso. Fonti delle più varie provenienze, italiane e internazionali, riportate senza distinzione di colore politico. Tali fonti documentano le espulsioni, le discriminazioni e le stragi ai danni del popolo palestinese. Molte di queste fonti sono di provenienza ebraica e spesso sionista e sono ancora più inequivocabili per questo, in quanto documentano tali crimini. Di queste fonti ebraiche alcune sono di denuncia di tale crimini. Molte, purtroppo la maggior parte, sono in qualche modo rivendicative nei confronti di questi crimini, nel senso che purtroppo devo constatare un vantarsi di tali crimini da parte degli autori. Però credo che tutto questo renda più incontrovertibile quanto viene documentato. Questo per dare un quadro sia pur molto generale e parziale del libro e del suo argomento."

Il giornalista iraniano Davood Abbasi

Abbasi: "Una domanda mi è sorta proprio ascoltando le Sue affermazioni. Lei ha usato ebraica e sionista con lo stesso significato. Ho capito bene o no? Secondo Lei c'è differenza?"

Ricciardi: "Diciamo che una larga parte delle fonti ebraiche sono anche sioniste, ma non tutte. In quanto ci sono anche, ed è documentato nel libro, degli ebrei non sionisti e degli ebrei anti sionisti, anche se sono pochi, e ci sono anche le persone di origine ebraica che però hanno cambiato la tradizione religiosa e che sostengono i diritti del popolo palestinese, hanno addirittura una visione anti sionista. Ad esempio il russo, cristiano di origine ebraica, Israel Shamir. Poi ricordo che ci sono anche ebrei propriamente detti, persone di religione ebraica e anti sionisti: per esempio i Neturei Karta, ebrei tradizionalisti che avversano Israele in quanto lo ritengono illegittimo senza un proprio Messia e così via. Quindi in effetti non sono sempre identificabili gli ebrei e i sionisti, per correttezza bisogna dirlo."

Abbasi: "Cosa l'ha spinata a scrivere questo saggio e secondo Lei cosa presenta di nuovo ai lettori e agli studiosi di Medioriente?"

Ricciardi: "L'idea del saggio è nata perché comunque mi ero già dedicata alla questione del conflitto israelo-palestinese con una serie di numerosi articoli giornalistici sull'argomento, in seguito avevo anche realizzato la mia tesi di Laurea sullo stesso tema; in questo lavoro ho classificato meglio le fonti, ho pensato di fare un lavoro unitario sull'argomento. Poi naturalmente il libro contiene anche cose in più rispetto alla tesi di Laurea e agli articoli giornalistici. Poi dal punto di vista personale devo dire che mi colpì da ragazzina un articolo giornalistico che lessi all'età di 13 anni, riguardava un giovane palestinese che era stato condannato in effetti per terrorismo in Italia. Riguardava il caso della nave Achille Lauro, il giovane era minorenne all'epoca, Bassam Al Ashker. E lì potetti notare il valore di questa persona, nonostante l'articolo in questione avesse un tono spesso vicino all'ironia riguardo la figura di questo giovane, addirittura il titolo dell'articolo era chiaramente ironico ("Sequestrò Achille Lauro? liberiamolo subito", come se fosse stato un merito). Questo giovane era stato scoperto sulla nave, ma il vero obbiettivo in realtà dei palestinesi presenti sulla nave non era quello di sequestrare dei civili ma di attaccare un obbiettivo militare, un porto israeliano. Comunque il giornalista definiva Bassam maldestro terrorista palestinese e secondo me non affrontava in tutta la sua serietà l'argomento, lo riduceva a una questione solo italiana, probabilmente di giustizia lassista con questo giovane cui era stata concessa la libertà vigilata. Però io ho pensato, leggendo questo articolo,che anche se sicuramente l'atto del sequestro della nave era stato condannabile in quanto aveva coinvolto dei civili, nella figura di questa persona che aveva sbagliato su questo singolo atto, avevo notato anche degli elementi validi di abnegazione per la causa del suo popolo, in un certo senso di eroismo, di dedizione nell'essere pronto a morire e tra l'altro a colpire un obbiettivo militare e quindi questo mi aveva portata a riflettere e chiedermi cosa avesse portato una persona che comunque aveva degli elementi di validità importanti a compiere un atto simile, quale disperazione ci potesse essere dietro. Quindi mi sono cominciata a interessare alla causa palestinese ed è stato un argomento che poi ho continuato a coltivare e a comprendere meglio".

Antonella Ricciardi, “Palestina. Una terra troppo promessa”, Controcorrente, Napoli, aprile 2008. Prefazione di Gilberto Roch.

Abbasi: "Le voglio fare alcune domande più specifiche sui temi che trattano il libro. Oggi sono molti a dire che la fondazione di Israele nel 1948 fu legittima visto che prima lì non c'era nulla ed era una terra di nessuno. Al massimo c'era una popolazione allo stato selvaggio o grosso modo cose simili. Lei ci può spiegare brevemente come era la situazione e cosa avvenne nel 1948?"

Ricciardi: "Già il titolo del mio libro, "Palestina una terra troppo promessa" in un certo senso confuta cioè dimostra la infondatezza dell'idea che la Palestina fosse una terra più o meno vuota. In realtà la Palestina era una terra densamente popolata nella quale i palestinesi, cioè la popolazione non ebraica, toccava all'inizio del '900 circa il 90% della popolazione. Erano per lo più arabi. C'erano anche alcune minuscole minoranze non arabe: ad esempio i circassi, la popolazione di origine armena e così via; ed erano per lo più musulmani, ma c'erano anche i cristiani. Questa popolazione palestinese toccava il 70% della popolazione all'epoca della spartizione e dell'aggressione di Israele ed era largamente maggioritaria, sarebbe stata ancora più maggioritaria se non ci fosse stata l'immigrazione sionista illegale. Se fosse stata lasciata a loro la possibilità di decidere se dividere o meno la Palestina, sicuramente e democraticamente, questi avrebbero deciso per la non divisione perché erano appunto la popolazione di grande maggioranza. Comunque venendo a quello che accade nel 1948, i palestinesi lo chiamano Nakbah (catastrofe), in seguito alla decisione di spartizione della Palestina che venne sancita dall'ONU, però sancita comunque con un voto che venne falsato da una serie di scandalose pressioni americane su alcuni Paesi che vennero praticamente ricattati per votare a favore della spartizione e poi tra l'altro l'idea di tale spartizione sancita nel 1947 e divenuta operativa nel 1948, aveva un valore soltanto consultivo e non era immediatamente esecutiva cioè praticamente era una sorta di consiglio, doveva essere consultata la popolazione locale, che ripeto a grande maggioranza era palestinese, e si era espressa chiaramente, s'era espressa chiaramente per far rimanere unita la Palestina. Prima di passare al capitolo dell'espulsione nel 1948, voglio fare un solo esempio delle scandalose pressioni americane a proposito del voto per ottenere la spartizione. Ricordiamo che il presidente Truman aveva ammesso apertamente che tra gli arabi e ebrei sceglieva coloro che lo avrebbero potuto votare e quindi evidentemente gli ebrei, lui diceva non aveva milioni di arabi tra i suoi elettori quindi si regolava di conseguenza. Comunque diciamo che la presidenza americana fece particolari pressioni su un grande industriale di pneumatici, Harvey Firestone, il quale a sua volta aveva immense piantagioni in Liberia: in questo paese africano, aveva 400 mila ettari di piantagioni di hevea. Firestone venne ricattato dal governo americano. Quindi Firestone avrebbe dovuto ricattare il presidente liberiano per ottenere un voto favorevole alla spartizione della Palestina; quindi questi sono stati i mezzi che sono stati attuati per ottenere questo tipo di risultato.

Venendo più specificamente al 1948, alla Nakbah (la catastrofe per i palestinesi), vediamo che i sionisti cacciarono dalle proprie case almeno 900 mila palestinesi da 530 località, moltissime delle quali furono distrutte spesso completamente. In effetti questa catastrofe venne proprio provocata volutamente, in effetti per far sì che la popolazione palestinese fuggisse terrorizzata. Poiché questa catastrofe si svolse mentre era in corso un attacco di paesi arabi contro Israele: Trasgiordania, Siria, Egitto più alcuni contingenti irakeni e sauditi. Però ricordiamo che ormai gli studi recenti dimostrano che le forze ebraiche, contrariamente a quanto si diceva una volta, erano largamente maggioritari rispetto a quelle arabe, perché si parlava di 60 mila ebrei contro 20 mila arabi, con gli ebrei ampiamente armati soprattutto dagli americani. Comunque si approfittò di questa situazione di guerra, e della appena proclamata nascita d'Israele per dar via un piano di espulsioni contro i palestinesi. Queste espulsioni furono in effetti favorite da una serie di atti terroristici che vennero compiuti da bande ebraiche e ricordiamo in particolare il massacro contro i villaggi di Dawayama, Tantura e Deir Yassin, tra i quali quello di Deir Yassin è il più noto in effetti, ma non è neanche peggiore a livello numerico. Comunque vediamo che in quest'occasione a Deir Yassin, poco prima in effetti della proclamazione di Israele, i sionisti, tra cui i futuri primi ministri israeliani Begin e Shamir, attaccarono il villaggio, uccidendo tutti gli abitanti che riuscirono a rastrellare, 254 persone, soprattutto donne e bambini; ci furono anche episodi di donne violentate, ci furono addirittura delle donne incinte, 25, che vennero massacrate a pugnalate assieme naturalmente alle piccole creature che avevano in grembo, e poi i corpi dei morti vennero gettati in un pozzo. Questo purtroppo non fu un episodio isolato. Tale spregevole episodio fu solo uno dei tanti. Vediamo, a proposito anche del sostegno statunitense che permise insomma a Israele di essere fondato su una terra con la larga maggioranza araba-musulmana, un commento proprio di un docente universitario ebreo, Yeshayan Leibowitz che ammise: "La forza del pugno ebraico deriva dal guanto d'acciaio americano che lo ricopre e dei dollari che lo imbottiscono". Vediamo che comunque la catastrofe del 1948-49 portò a una spartizione della Palestina ai danni dei palestinesi, diciamo proprio una partizione più che una spartizione, nel senso che l'altra parte, quella dei palestinesi non riuscì ad ottenere la sovranità sulla propria terra. Israele che aveva avuto la possibilità di essere fondato sul poco più del 50% della Palestina ne occupò il 77%, mentre invece territori arabi di Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di una piccola fascia di Golan (che prevalentemente è siriano, ma una piccola parte, sul lago Tiberiade, è palestinese) vennero occupati dagli stessi arabi vicini. Appunto la Siria per la striscia sul lago di Tiberiade, l'Egitto per la Strisca di Gaza, la Transgiordania (attuale Giordania) per la Cisgiordania. Tra l'altro, ripeto, tutto questo nonostante la popolazione della Palestina storica, che comprende sia quello che noi chiamiamo i territori occupati palestinesi sia l'attuale Israele fosse circa al 70% palestinese. Quindi fu, a mio avviso, qualcosa di contrario al diritto naturale. Potrei anche dilungarmi sulla questione della Nakbah e così via. Posso ricordare che comunque i profughi allontanati dai loro villaggi, dalle città, non solo furono appunto cacciati o indotti ad andarsene attraverso per esempio la falsa notizia di epidemie che venne diffusa (ultimamente è stato rivelato ciò dall'apertura degli archivi della CIA di Princeton), ma fu anche impedito a questi profughi di tornare, in spregio al diritto internazionale e tutt'ora milioni di profughi sono fuori dalla Palestina, altri milioni sono in territori della Palestina che non erano i loro originari, pari a circa 5 milioni di profughi palestinesi cui viene impedito il ritorno. Mentre viene consentito a qualunque persona di religione ebraica e anche se non di origine ebraica di immigrare in Israele cioè nella Palestina storica. Quindi la trovo una situazione veramente inquietante".

Abbasi: "Dottoressa quando storici contemporanei, ad esempio, ricordo Roger Garaudy o Faurisson oppure politici, ad esempio il nostro presidente Ahmadinejad dicono che la fondazione di Israele non è stata legittima perché tutti li accusano di mentire?"

Ricciardi: "Chiaramente sono gli interessi politici a far dire così, in quanto si tratta di accuse sicuramente ingiuste verso Garaudy, Farison e Ahmadinejad, infatti gli stessi dirigenti sionisti ammettevano di essere loro gli aggressori, ad esempio lo stesso Ben Gurion ammetteva:"Gli aggressori siamo noi e loro si difendono, sì, ci difendiamo rispetto alla vita, però politicamente noi siamo gli aggressori e loro si difendono". Moshe Dayan invece ammetteva nel 1969, parlando agli studenti del Technion, all'Università tecnolgica di Haifa, che praticamente non c'era un villaggio in Israele che non avesse prima avuto una popolazione araba e un nome arabo, quindi in effetti Israele è stato costruito su un paese arabo. Diceva precisamente Moshe Dayan: "I villaggi ebraici furono costruiti al posto di quelli arabi, i cui nomi voi nemmeno conoscete. Non vi biasimo perché non esistono più libri di geografia, né esistono più quei villaggi arabi", e faceva quindi alcuni esempi. E poi continuò dicendo che non c'era un solo un posto in quel Paese che non avessi avuto prima una popolazione araba. Questo veramente vale quasi per tutte le località israeliane salvo rarissime eccezioni, ad esempio di Tel Aviv, fondata da coloni ebrei nel 1909, ma per la stragrande maggioranza purtroppo dobbiamo dire che in Palestina è stata proprio fondata una colonia di popolamento, cioè Israele, e si tratta del colonialismo peggiore secondo me perché non si limita sfruttare dei territori e ad avere un'influenza imperialistica sulla politica di quei luoghi, ma addirittura vuole sostituire una popolazione con un'altra, come è successo per esempio purtroppo anche nei confronti dei pellerossa, degli aborigeni australiani, con la differenza che la Palestina però era densamente popolata, pur senza nulla togliere alla esacrabilità dei crimini commessi contro i popoli che ho citato, però, appunto, la Palestina era anche densamente popolata mentre questi altri territori erano semi spopolati. Quindi c'è secondo me un'aggravante in più riguardo la situazione in Palestina. Io credo, quindi, che ci sia ignoranza o malafede a propostito di certe accuse mosse nei confronti delle persone che ha citato".

Abbasi: "In realtà io mi riferivo all'informazione nel mondo occidentale ad esempio ai media in Italia, come parlano della Palestina, secondo Lei, che ora è una studiosa e conosce i fatti storici come è questa informazione?"

Ricciardi: "Per quanto riguarda le informazioni sulla Palestina se ne parla molto, a dire il vero, ma se ne parla anche male perché vengono spesso totalmente ignorati una serie di fatti fondamentali. L'Italia stessa, mi dispiace dirlo, è stata classificata più volte a livello internazionale quale Paese solo semi libero a livello informativo. Alcune cose fondamentali vengono dette pure ma vengono passate sotto silenzio: molti giornali più indipendenti non vengono ammessi alle rassegne stampa per insindacabili decisioni di persone potenti. Quello che posso sottolineare più precisamente è che molti fatti fondamentali non vengono ricordati, ad esempio si ricorda che furono gli arabi a rifiutare la spartizione della Palestina sancita dall'OUN nel 1947 realizzata nel 1948, però appunto si dimentica di ricordare che i palestinesi erano la larga maggioranza nei territori della Palestina storica, comprendenti anche l'attuale Israele, per cui era chiaro che quella popolazione non potesse accettare di subire una tale mutilazione territoriale; ricordo ad esempio a questo proposito che l'indiano Gandhi non era musulmano, non era arabo, era giainista, una religione vicino all' induismo, e definiva errato e disumano sostituire i fieri arabi con gli ebrei, poichè la Palestina apparteneva ai palestinesi così come anche l'Inghilterra agli inglesi e la Francia ai francesi. Quindi era errato e disumano sottrarla del tutto o in parte ai suoi abitanti originari, agli arabi. Questa questione della percentuale della popolazione della Palestina storica all'epoca non viene ricordata. Non viene ricordata poi la situazione territoriale di questo territorio. Sì, magari viene ricordato che gli ebrei sionisti avevano comprato delle terre in Palestina, però non viene ricordata la percentuale di terre in mano agli ebrei sionisti. Era solo il 6% del territorio che vuol dire che il 94% era in mano palestinese, a parte il fatto che avere la proprietà di un territorio non significa averci una sovranità statuale sopra, la sovranità di uno Stato, non significa di poterci fare delle leggi proprie e questo è un principio basilare del diritto. Chiaramente se uno dice solo una cosa e non dice il resto, decontestualizza tutto il contesto dei fatti secondo me, equivale a dire una bugia, inganna comunque chi ascolti. È chiaro che vengono dette molte minime verità, addirittura a volte vengono dette proprio delle bugie per cui è chiaro che la situazione viene assolutamente falsata, snaturata. Quindi secondo me la situazione non è ottima a livello informativo. Non viene ricordato l'espansionismo sionista. Ricordiamo che Israele non ha ufficialmente fissato i suoi confini e addirittura le bande della bandiera israeliana rappresentano i confini relitti, cioè sognati, rivendicati da Israele, che dovrebbero andare, per i sionisti più estremisti, che non sono pochi, dal Nilo all'Eufrate. Non viene ricordato che Israele non ha una Costituzione, la questione del terrorismo di Stato, di tutta una serie lunghissima di assassinii come quelli contro dei leader di Hamas, Ahmed Yassin, Abd al-Aziz al-Rantissi senza processo… addirittura, Israele ha rivendicato questi crimini. Non viene ricordato il terrorismo israeliano che si è espresso anche attraverso i suoi massacri, ricordiamo l'invasione israeliano del Libano nel 1982, condannata tra l'altro dall'ONU che porta all'uccisione di circa 25 mila civili palestinesi e libanesi. Insomma è chiaro che in questa maniera sembra sempre che Israele reagisca, sembra sempre che Israele debba avere il diritto e la sicurezza ma la sicurezza della Palestina non viene presa in considerazione. Diciamo che ci sono dei riflessi condizionati nell'informazione che deformano le cose. Soprattutto non vengono citate tante cose fondamentali per cui si perde il contesto della situazione".

Abbasi: "Secondo Lei tutto questo è ora nei media italiani , un po' anche in tutti quelli occidentali, avviene per caso o c'è una cosa orchestrata?"

Ricciardi: "Secondo me in parte la cosa è orchestrata. Bisogna considerare che l'Italia è formalmente indipendente e però di fatto è a indipendenza limitata. Non è proprio completamente libera di muoversi; è nella NATO, è sotto influenza americana quindi a sua volta gli Stati Uniti sono vicinissimi a Israele non solo per l'influenza della potentissima comunità ebraica degli Stati Uniti ma anche per una distorsione religiosa, mi permetto di dire l'aberrazione nota in quanto cristiano sionista. Molte persone a volte di radici protestanti che in qualche modo si rifanno all'eresia calvinista non leggono le scritture alla luce del Nuovo Testamento mentre così dovrebbe essere per i cristiani, ma si rifanno di più all'Antico Testamento, mentre con il Nuovo Testamento tutta una serie di principi venivano confutati, in un certo senso corretti dal Cristianesimo: per esempio veniva avversata l'idea di una vedetta spietata sproporzionata e il considerare che ci sia un popolo eletto superiore agli altri. Purtroppo non vengono considerati non validi questi principi anti-cristiani: secondo me erroneamente, in modo addirittura anti cristiano da questi cosiddetti cristiano-sionisti. Quindi c'è questa politica americana che va in questa direzione; ultimamente speriamo che la situazione sia migliorata. Però sicuramente e storicamente c'è stata questa tendenza fortissima nella politica statunitense. Questo chiaramente si riflette anche sull'Italia. Non a un livello di concezione religiose per lo più, però a livello di indipendenza limitata, probabilmente arrivano in qualche modo delle raccomandazioni. Arrivavano da oltre Oceano, dagli Stati Uniti. Poi sicuramente ci sono molte persone che da sole si sono adeguate a questo tipo di situazione, magari per cercare di avere favori o per compiacere i potenti di turno. Quindi non è casuale questa situazione. C'è anche un'informazione valida… Però sa che cosa succede? Li fanno anche parlare, li fanno anche scrivere, ma non gli danno rilevanza, non compaiono nelle rassegne stampa, vengono ignorati per lo più. Cercano di fare come se non esistessero. Comunque fanno anche parlare, è raro che una pubblicazione venga addirittura inquisita e soppressa. Non è impossibile ma è raro. Alla fine non la fanno contare e fanno come vogliono. C'è un po' di ipocrisia in tutto questo".

Abbasi: "Dottoressa Ricciardi Lei è una studiosa che ha fatto delle ricerche, giunta a delle conclusioni, ricordiamo riportate in parte nel libro "Palestina una terra troppo promessa". Come saprà, però, l'anno scorso per aver espresso le loro idee sulla questione della Palestina in Italia, tre personaggi, il filosofo Gianni Vattimo, Elvio Arancio e Mohammad Hannoun sono stati minacciati di morte tramite lettere anonime proprio per quanto riguarda la Palestina. Le volevo chiedere se per le Sue idee, che più o meno sarà d'accordo sono contro corrente in Italia, si è mai sentita in pericolo o ha mai pensato che forse era meglio se arrivasse a un'altra conclusione?"

Ricciardi: "Minacce proprio apertamente fisiche nei miei confronti non ne ho avute, però qualche volta è capitato di avere in qualche modo degli attacchi a livello verbale e di ingiurie. Questo purtroppo è successo. E credo che siano degli attacchi che prima o poi è difficile che non succedano in qualche forma a chi afferma certe cose senza giri di parole. Secondo me l'intento di certi tipi di attacchi è quello di spaventare a tale punto da paralizzare l'azione di una persona. L'intento è proprio quello di fermare la persona, e quindi secondo me, per quanto siano cose spiacevoli, non bisogna dare questa soddisfazione; anche perché credo che siano attacchi vigliacchi. Poi alla fine se queste persone vedono che la persona in questione non si spaventa al punto di arrestare ogni attività, la smettono. Questi attacchi purtroppo sì a volte sono capitati, ma raramente, però sono capitati anche ad altre persone. Però la strategia principale di questi aggressori è quella di ignorare o magari di ridicolizzare senza un'aggressione diretta, è quella di fare essere invisibili le persone. Purtroppo è quello che è accaduto a Vattimo e a Hannoun ...è accaduto perché erano persone più note, Vattimo è un filosofo molto importante, tra l'altro lo apprezzo parecchio, anche aveva collaborato con il Campo Antiimperialista, ed ha avuto una visibilità anche con l'Italia dei Valori. Insomma già era molto noto, mentre Hannoun ha un ruolo molto importante nell'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese. Tra l'altro gli avevo espresso anche la mia solidarietà, perché ho un contatto con lui. Voglio dire che probabilmente questi attacchi diventano più netti quando la persona ha una maggiore visibilità. Credo che l'intento di certi attacchi, quale che ne sia il contenuto più o meno grave, sia quello soltanto terroristico, tra virgolette, cioè di terrorizzare, di far paura, di incrinare la serenità e soprattutto di paralizzare l'azione. Secondo me non bisogna vivere nel terrore. Altrimenti è come se uno morisse prima di morire. Poi io credo che vogliano semplicemente scoraggiare la divulgazione di certi dati e tesi. Però naturalmente sono cose che non vanno sottovalutate e sono cose spregevoli molto vigliacche. Però io credo che poiché sono persone vigliacche tali aggressori, il coraggio stesso delle persone che continuano a portare avanti certe idee, soprattutto quando si vede che c'è solidarietà tra queste persone che vanno avanti, scoraggerà tali aggressori. Almeno mi auguro, ma penso che per lo più sia così in effetti".

Abbasi: "Lei come sicuramente saprà, noi in Iran non riconosciamo il regime sionista come uno stato e al contrario della maggior parte dei media italiani, non pensiamo niente meno che sia il più democratico del Medioriente. In un capitolo del Suo libro Lei fornisce spiegazioni su Israele e la democrazia. Potrebbe spiegarci quali sono state le sue conclusioni?"

Ricciardi: "Effettivamente spesso Israele è stato definito quale paese democratico, libero e addirittura l'unico veramente democratico della regione. A questo punto bisogna vedere che cosa si intenda veramente per democrazia. Se sia un concetto basso di democrazia e si considera tale solo il semplice arbitro della maggioranza, vediamo che il concetto stesso della democrazia diventa inaccettabile. Perché alla fine se diventa solo arbitro della maggioranza, se ci fosse per esempio una maggioranza di pervertiti, di degenerati, si potrebbero a maggioranza fare passare delle norme a favore della pedofilia. Questo in effetti è inaccettabile. Ci devono essere degli strumenti in uno Stato per cui la libertà di espressione, quello che può esserci di positivo nel senso di pluralismo, non sconfini nel semplice arbitrio. Ci vuole una Costituzione, dei principi cui le leggi stesse devono ispirarsi, per cui certi tipi di legge non potranno mai passare in quanti incostituzionali, contrari a certi tipi di principi. Purtroppo spesso, invece, si assiste a una democraticità, questo al di là di Israele, nel mondo, formale, svuotata, non sostanziale. Prendiamo storicamente il ruolo degli Stati Uniti dove in nome della democrazia si sono aggrediti dei Paesi tra l'altro non rispettando le stesse disposizioni dell'ONU dove i Paesi a maggioranza, quindi democraticamente, avevano deciso che tali aggressioni non dovevano esserci. Questo modo di comportarsi che c'è stato, per esempio, negli Stati Uniti, per me non è democrazia. Per quanto riguarda Israele diciamo che nei fatti, tra virgolette, è democratico solo con i suoi cittadini ebrei: secondo me quindi non può essere definito veramente democratico, a parte che non ha una Costituzione. Ma se uno è democratico solo con quelli che ritiene eletti potevamo considerare democratico pure il Sudafrica dell'apartheid. Però non si può considerare democratica una democrazia che vigila solo su una parte dei cittadini. Ricordiamo che innanzitutto il governo è nei fatti su tutta la Palestina storica tranne pochissime enclavi palestinesi che sono state isolate, che sono un po' come i Bantustan per i neri del Sudafrica. E questi abitanti dei territori occupati palestinesi non hanno certo diritto di voto e questa non è certo la democrazia. Per quanto riguarda gli arabi che sono riusciti a rimanere nei territori della Palestina storica su questa è stata proclamata lo stato israeliano, vediamo che questi hanno il diritto di voto ma sono i cittadini di serie B. Il diritto di voto per quanto è importante non è assolutamente l'unica cosa perché in Israele sono stati elevati purtroppo a sistema la tortura e l'omicidio nel senso appunto del terrorismo di Stato. Ora io penso che da morti non si voti. Quindi il diritto alla vita e alla sicurezza viene prima del diritto di voto. Io penso che per quanto sia nella natura delle cose umane che ci possano essere vari gradi di democraticità, ed una democrazia può essere non perfetta, quando si arriva a considerare normali per legge l'assassinio di Stato che viene rivendicato da Israele e la tortura, secondo me questa non si può in modo assoluto definire una democrazia. Secondo me il limite è stato passato. Non condivido il fatto che si possa definire democrazia un simile regime. Uno Stato che non è democratico anche con gli altri e il resto della sua popolazione per me non può essere considerato una democrazia. A meno che non si intenda per democrazia, ma non è la mia idea, il semplice arbitrio della maggioranza che, però, mi permetto di dire è peggiore anche di una dittatura dove almeno lì non c'è l'ipocrisia di far vedere che ci sia questa libertà e almeno lì la maggioranza non è complice dei crimini del governo, proprio perché non ha questo potere di votare e di scegliere".

Abbasi: "Non faccio più domande sul libro perché se no così rischiamo di svelarlo tutto. Soltanto Le voglio chiedere un commento sulla situazione attuale della Palestina, Gaza e Cisgiordania".

Ricciardi: "Allora vediamo che siamo in una situazione nella quale il governo israeliano ha fatto degli ulteriori passi indietro. Infatti ha rinunciato comunque a perseguire anche l'idea dei due popoli per due Stati. Ricordiamo che comunque un piccolo Stato palestinese nei territori di Cisgiordania e la Striscia di Gaza sarebbe solo una piccola parte di giustizia in quanto la Palestina storica andava molto oltre, però diciamo che comunque Israele è andando indietro anche rispetto a questo. Ricordo anche un'altra cosa… che, comunque, tornando ai timori anche dello Stato sionista israeliano, anche il fatto che avesse accettato in qualche modo l'idea di uno Stato palestinese, sia pur su una piccola parte di Palestina storica, non deriva da un desiderio di giustizia ma dal fatto che la politica di tutti i governi israeliani di destra e di sinistra sempre è stata quella di annettersi il maggior numero possibile di terre arabe con il minor numero di abitanti arabi possibile, perché chiaramente se si fossero annessi i territori con tutti gli abitanti, non sarebbe riusciti ad allontanarli tutti e oltretutto le espulsioni che poi ha praticato gravemente sono state dannose per la sua immagine, avrebbe dovuto dare la cittadinanza a questi palestinesi, avrebbe dovuto dare loro il diritto di voto. A questo punto ci sarebbe stata una maggioranza palestinese in questi territori che comunque sono della Palestina storica, per cui democraticamente alla fine quel territorio sarebbe tornato a chiamarsi Palestina per la volontà della maggioranza della sua popolazione. Questo è stato il motivo che ha portato ad accettare l'idea di uno Stato palestinese anche a molti dirigenti israeliani, sia pur con tutti i tentativi di dare ai palestinesi il meno possibile e di annettersi il più possibile attraverso le colonie abusive e l'espansione delle colonie. Adesso abbiamo un governo di Netanyahu che non accetta neanche questo, è particolarmente oltranzista e quindi siamo in una situazione di arretramento, però io credo che a livello internazionale sia più isolato il governo israeliano. Vediamo che comunque c'è stata una condanna più netta anche da parte della presidenza americana, Obama, delle colonie. Quindi per quanto sia un governo sicuramente retrivo non è detto che l'avrà vinta. Guardate la lotta della Striscia di Gaza, si tratta di una situazione particolarmente critica. Ricordiamo che lì resiste il governo di Hamas che era stato democraticamente eletto nel 2006, mentre in Cisgiordania c'è questo governo di Abu Mazen e di Al Fatah, che non era il vero vincitore delle elezioni ma che purtroppo, per gli scontri interpalestinesi, è salito al potere… scontri sicuramente in gran parte foraggiati dall'estero e naturalmente, parlando del governo di Abu Mazen in Cisgiordania, parlo di quella parte di Cisgiordania sotto controllo palestinese che è molto poco, circa un 20 per cento della Cisgiordania. Già la Cisgiordania è circa il 20% della Palestina storica, quindi veramente parliamo di territori minimi purtroppo. E' molto preoccupante la situazione della Striscia di Gaza contro la quale c'è stato, contro il governo di Hamas, un embargo criminale. Sono morte centinaia di persone perché non sono riuscite a curarsi come si doveva per i blocchi che c'erano. Ricordo anche che la tregua non era stata storicamente rotta per prima da Hamas ma proprio da Israele già in novembre e che purtroppo poi lo sterminio che c'è stato, la carneficina che c'è stata tra dicembre e gennaio con 1343 palestinesi uccisi, più di 900 dei quali civili e più di 300 dei quali bambini, purtroppo è solo uno dei molti episodi raccapriccianti di sproporzionate rappresaglie israeliane e quindi chiaramente la Striscia di Gaza soffre ancora delle ferite di questa tragedia. Quindi è chiaro che è segnata da quanto è avvenuto. Però tra l'altro sono anche non a buon punto i negoziati per cercare di arrivare a un governo di unità nazionale tra i palestinesi di Abu Mazen e quelli di Hamas; comunque vedremo cosa accadrà in seguito. Voglio aggiungere una cosa in generale sulla situazione in Palestina, sulla situazione proiettata verso un futuro anche non prossimo. L'idea di due Stati due popoli è minata alla radice da una seria di fattori, dalla crescita abusiva delle colonie ebraiche che sono di per sè illegali ma anche dalla crescita demografica di palestinesi anche dentro Israele che pare che tra meno di un secolo supererano gli ebrei all'interno di Israele. Anche senza considerare il ritorno che pure è legittimo dei profughi palestinesi. Magari, parlo di un futuro non estremamente prossimo, l'idea dei due Stati potrebbe essere una ad per arrivare una soluzione ancora più equa in futuro: magari l'idea di un unico Stato di Palestina, della Palestina storica, dove possano convivere pacificamente cristiani, ebrei e musulmani, ma con parità di diritti senza discriminazioni , può essere una soluzione più equa. Forse l'idea di uno Stato palestinese nei territori di Cisgiordania e di Striscia di Gaza può essere un primo passo per poi arrivare una realtà statuale più grande e democratica… però senza discriminazioni, altrimenti si ritorna a un punto peggiore di quello precedente. Vedrà anche il tempo, come potranno andare queste cose e come si potrà mettere tale situazione pure in tempi storici".

Intervista per un programma giornalistico di Radio Irib-Radio Teheran (la radio di Stato iraniana), condotto dal giornalista iraniano Davood Abbasi, andato successivamente in onda in Iran ed in Italia; il testo è stato riportato anche sul giornale telematico Corriere di Aversa e Giugliano.

5 giugno 2009.

[Questa intervista è andata in onda in onda in Iran ed in Italia.]



Antonella Ricciardi , 5 giugno 2009