Dodicesima intervista con Antonella Ricciardi condotta dall'agenzia giornalistica iraniana IRNA
IRNA: “RingraziandoLa anticipatamente, vorremmo sapere la Sua opinione sulla giornata mondiale del Quds, istituita dall'Ayatollah Khomeini e dedicata alla fine dell’occupazione della Palestina, ricordando che l'ultimo venerdì del mese del Ramadan (17 agosto) si celebra la giornata mondiale del Quds, L’imam Khomeini dedicando questa giornata alla causa Palestinese, disse “Noi stiamo dalla parte degli oppressi", "chiunque e in qualsiasi parte del mondo sia oppresso, noi stiamo dalla sua parte", "I Palestinesi sono oppressi e sionisti oppressori", “La giornata di Quds è una giornata mondiale, non riguarda solo Quds, bensì è il giorno in cui i diseredati si ribellano ai potenti”. Lei cosa ne pensa ...?” Ricciardi: “Certamente la giornata di Quds è sempre una importante ricorrenza, che ha il lodevole compito di ricordare quanto sia giusto supportare e valorizzare la lotta contro le ingiustizie: nel caso specifico, soprattutto riguardo Gerusalemme, città simbolo del movimento di liberazione palestinese, ma anche simbolo, per estensione, di altre lotte, contro l'assassinio e le prevaricazioni vessatorie ai danni degli oppressi, anche in altri luoghi, ed in ogni tempo. La portata di questa celebrazione è tuttora di primo piano e molto attuale, perchè tuttora continuano l'occupazione ed altre violazioni dei diritti dei palestinesi, che ancora non hanno la possibilità di vivere in una terra libera ed indipendente, e che addirittura sono costretti a subire la detenzione di diversi bambini nelle prigioni israeliane: a volte, per il loro impegno nelle legittime manifestazioni patriottiche, altre volte, senza neppure chiari motivi, ma, evidentemente, nel profondo, per puro arbitrio intimidatorio... Queste ed altre forme di oppressione sono purtroppo delle tristi circostanze ricorrenti, perchè è il modo stesso in cui è stato plasmato lo Stato sionista israeliano che aveva in sè i motivi del radicamento della guerra: la Palestina storica, infatti, comprendente gli attuali territori palestinesi, in larga parte ancora occupati (a parte la Striscia di Gaza, la Cisgiordania è ancora in gran parte occupata), oltre che l'attuale Israele, aveva un 70% di popolazione palestinese (prevalentemente musulmana, ma anche cristiana) al tempo della proclamazione dello Stato sionista. Fino a pochi anni prima, precedentemente all'intensa emigrazione israelita in Palestina, i palestinesi erano circa il 92% di una popolazione che si presentava, quindi, piuttosto omogenea. Tale emigrazione sionista, spesso illegale ed ancora più spesso attuata da persone che venivano comportandosi in quanto padrone in casa di altri, è stata favorita ed in parte determinata proprio dalle principali potenze, soprattutto occidentali, che hanno cercato e cercano di proporsi in quanto "giudici imparziali" sul conflitto, cosa che in realtà non sono e mai sono stati. A proposito del forzato innesto avvenuto, in Palestina, con gli insediamenti ebraico-sionisti, ecco, comunque, ciò che ammetteva già nel 1969 lo studioso del mondo arabo Maxime Rodinson, francese: "La causa profonda del conflitto è l'insediamento di una nuova popolazione su un territorio già occupato, insediamento non accettato dall'antica popolazione del luogo. Questo è incontestabile quanto evidente" (citazione ricordata nel libro "Israele ed il rifiuto arabo", in Italia edito a Torino dalla Einaudi). Del resto, il dato di fatto che la popolazione palestinese diseredata sia stata e sia attualmente vittima di poteri estranei ed ostili ai suoi interessi è stato riconosciuto pure da diversi studiosi di origine ebraica... tra questi, da Adam Israel Shamir, nato in Russia, ed attualmente cristiano ed antisionista, il quale ha intensamente analizzato la questione arabo-israeliana, affermando, tra le altre cose, a proposito dei sionisti, che definisce servi del denaro ("mammoniti", dall'antica parola aramaica "Mammona", riportata nei Vangeli, a proposito dell'avidità di denaro): "I Mammoniti se ne infischiano degli abitanti dell'America, ma li usano come loro strumento per raggiungere il dominio mondiale. Il loro ideale paradigma del mondo è arcaico, o futuristico: sognano un mondo di schiavi e di padroni. E per poterlo realizzare, i Mammoniti cercano di distruggere in ogni modo la coesività delle unità sociali e nazionali" [...], ed ancora: " "Alle nuove èlite del potere non interessano nè Cristo nè Maometto, è vero, ma hanno un profondo senso di devozione verso una diversa e antica deità, Mammona. Questo vecchio dio dell'avidità era tanto amato dai farisei duemila anni fa, come apprendiamo dai Vangeli [...] Molte persone oneste detestano il sionismo, perchè ha causato questa massiccia distruzione della meravigliosa terra di Palestina ed ha sradicato i palestinesi [...] Il suo fratello maggiore, la mammonite, è una maledizione mondiale che vuole ridurre il mondo ad una <<grande Israele>>, con molti centri commerciali e villaggi distrutti, insediamenti per alcuni privilegiati e molti, molti profughi come fonte di lavoro a buon mercato. I sionisti hanno rovinato la natura della Palestina, i Mammoniti rovinano tutto l'ambiente mondiale. I sionisti hanno sradicato i palestinesi, i Mammoniti sradicano tutti." Israel Shamir espresse queste ed altre preziose analisi in uno dei suoi libri ("Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio", edizione Ctr, Pistoia 2002), ma si tratta di riflessioni che hanno un significato valido anche oltre l'ambito della causa palestinese.. le sue tesi, infatti, penso che possano essere molto compatibili, armonizzabili, con lo spirito della giornata di Quds, che difende la causa palestinese, ma ha anche una portata più universale, di impegno contro le ingiustizie in ogni altro contesto...



Antonella Ricciardi , Intervista ultimata il 13 agosto 2012