La disperazione di una madre
Una testimonianza che è come un lungo, lancinante grido di dolore, ma che è anche un'analisi attenta, in cui c'è molta logica: tale è l'intervista a Raffelina Brogna, che mette in evidenza una lunga serie di carenze riguardo le modalità che hanno portato alla morte il figlio, Davide Aurilio, originario di Vitulazio (Caserta), ucciso a Roma nel giugno 2017. Tra le poche certezze del caso, c'è che il povero Davide Aurilio fu ucciso da un compagno di stanza, Giovanni Gagliardi, che inizialmente aveva certamente mentito sulla su una presunta scarsissima conoscenza delle armi (mentre era stato invece un esperto fuciliere di Marina). Inoltre, Giovanni Galiardi era stato destinatario di due Daspo, per comportamenti violenti allo Stadio, ma, nonostante tutto, aveva avuto il porto d’armi, rilasciato dal prefetto di Roma. Giovanni Gagliardi era stato condannato sì per quella tragica morte, ma per una colpa considerata non volontaria, a soli tre anni di reclusione; una pena, peraltro, trascorsa sempre fuori dal carcere, in quanto, spesso, per pene minime vengono concesse forme di detenzione diverse da quella carceraria: ad esempio domiciliare. Una pena, quindi, estremamente bassa, assai minore di quelle previste, ad esempio, per omicidio stradale, dove pure vi possono essere sì colpe, ma semplicemente per negligenza, per quanto grave. In questa accorata, straziante, eppure limpida testimonianza, Raffelina Brogna evidenza quanto non sia stata abbastanza indagata dal pm, Sergio Colaiocco, l'ipotesi, della cui veridicità è convinta, che non si sia trattato di un incidente del tutto imprevedibile, ma che, con tutta probabilità, Davide possa essere stato almeno minacciato con l'arma, prima di essere colpito; non erano stati rari, nell'ultimo periodo, infatti, i dissidi tra Davide, che pure aveva accolto generosamente Giovanni Gagliardi, e quest'ultimo. In ogni modo, sono dati di fatto che diverse sono le serie anomalie del caso: ad esempio, l'incomprensibile, prematura, estrazione di un bossolo dal corpo di Davide ormai morto, da parte del medico legale, Filippo Milano, prima dell'autopsia, mentre era un atto che doveva esserne parte integrande. Raffelina Brogna, una donna affranta, ma sempre coraggiosa, la cui forza d'animo è ispirata soprattutto dall'amore immortale per il figlio, evidenzia, oltre a diverse bugie, anche il gesto di dubbio gusto, sul piano morale, di Giovanni Gagliardi, che il giorno della stessa autopsia sul cadavere di Davide, aveva invece ostentato, su Facebook, un tatuaggio realizzato nel medesimo giorno, con il nome dello stesso Davide: un gesto che, magari, poteva attuare tenendolo per sé, o facendolo presente solo a lei stessa. Pur non essendo chiaramente possibile riaprire un processo ormai concluso, nei vari gradi di giudizio, a Giovanni Gagliardi, per il principio processuale, del "ne bis in idem", cioè l'impossibilità ad essere riprocessati per lo stesso reato, l'auspicio di Raffelina Brogna è però che, poiché le carenze rimarcate nelle indagini sono concrete, si possa e debba indagare, invece, su una serie di mancate indagini dello stesso magistrato che si era occupato del caso, Sergio Colaiocco: un appello contro avvilenti carenze di una madre che, certamente, non può lasciare indifferenti, per ragioni, oltre che giuridiche, di ordine etico-morale. Del resto, per quanto una pena per una colpevolezza, per molti aspetti, lasci il tempo che trovi, quando si vive la perdita di una persona amata, è comunque auspicabile fare tutto il possibile per ottenere maggiore riconoscimento di ciò che sia avvenuto, sul piano legale e soprattutto di quello dell’accertamento maggiore della verità dei fatti. Maggiore chiarezza riguardo quanto avvenuto può aiutare, naturalmente, anche altri, affinché non accada più qualcosa del genere, perché non deve bastare il dire “Non l’ho fatto apposta”, rimarcano Raffelina ed i familiari, ma le indagini devono accertare i fatti, e non automaticamente fidarsi della parola di qualcuno. 1) Giovanni Gagliardi è stato condannato a soli tre anni per avere ucciso tuo figlio Davide; erano entrambi guardie giurate, e secondo il pm l'atto è avvenuto involontariamente ma, sulla base di una serie di dati, sei convinta possa esserci stata almeno una lite dietro la partenza del colpo, forse partito dopo una minaccia nei confronti dello stesso Davide; tra le varie incongruenze del caso, ricordo che Giovanni Gagliardi asserisce di avere sparato alle 7:38, mentre un vicino afferma di avere udito il colpo alle 7:00: se ciò corrispondesse a verità, farebbe pensare anche ad una omissione di soccorso e forse ad un tempo per alterare la scena. In che modo interpreti tali eventi, e per quale ricostruzione dei fatti propendi? Quale poteva essere un motivo di contrasto tra Giovanni e Davide? E’ stato sufficiente dire al magistrato Sergio Colaiocco, “Non l’ho fatto apposta”, e Giovanni Gagliardi, dopo aver premuto il grilletto della sua pistola in direzione di Davide, uccidendolo, il pm lo rimette in libertà il giorno stesso. Giovanni Gagliardi possiede due daspo per risse, ma il pm non ne tiene conto. Il pm sta interrogando una persona con un profilo comportamentale violento ed aggressivo, ma non ne tiene conto. Davide era una guardia giurata armata, ha servito l’esercito italiano come fuciliere, e aveva una buona conoscenza dell’uso delle armi, e di quanto potevano essere pericolose. Davide lascia l’esercito per poter coltivare la sua grande passione per il calcio balilla e poter partecipare a tutte le gare organizzate dalle federazioni italiane. Giovanni Gagliardi è solo un’ospite in casa di Davide, poiché la compagna di Gagliardi, Martha Marchesi, lo lascia senza tetto. A quel punto Gagliardi accetta l’ospitalità di Davide per un mese (Maggio 2017). Ma il 8 maggio 2017, in una conversazione messaggi tra Davide e Gagliardi ,Davide è molto arrabbiato, non ce la fa più perché Gagliardi, avendo fatto pace con Martha, prende la macchina di Davide in prestito per raggiungere la sua Martha, stacca il telefono e lascia Davide sveglio tutta la notte, senza notizie e senza avvisare del non rientro.(Davide era preoccupatissimo perché era reperibile per la MC SECURITY e se l’avessero chiamato, non aveva la sua macchina per recarsi al lavoro. L’indomani, Gagliardi si fa vivo ma Davide ha già approntato le valigie di Gagliardi perché non lo vuole più in camera sua. Martha insiste e convince Davide a tenere Giovanni con lui. Il 11 giugno 2017, Giovanni uccide Davide. Conoscendo molto bene mio figlio Davide, e leggendo ciò che accade quella domenica mattina del 11 giugno, di sicuro Davide stava dormendo e viene svegliato da Gagliardi che fa rientro da un torneo di calcio balilla, erano le 06.40 del mattino. Davide si sarà di sicuro arrabbiato perché sa che Gagliardi deve prendere servizio alle ore 09.30 presso la stessa società lavorativa di Davide (è lo stesso Davide che lo presentò per un posto di lavoro); poiché era tardi per prendere l’autobus, poiché era già capitato diverse volte che Gagliardi chiedeva la macchina a Davide per andare a lavorare, quella mattina, Davide non avrà accettato, e sicuramente c’è stata una lite in quanto Davide non ce la faceva più della irresponsabilità, della leggerezza e della superficialità di un Gagliardi la cui famiglia e Martha Marchesi si erano liberati. I contrasti tra Giovanni e Davide nascono per la differenza di personalità. Mi fido del colpo sentito alle ore 07.00 dall’inquilino del terzo piano verbalizzato dalla Polizia e il chiamare i soccorsi alle 07.44 da il tempo ai due Egiziani di fuggire perché testimoni del fatto, il tempo di modificare la scena ma soprattutto il chiamare i soccorsi alle 07.44, devo pensare anche ad una omissione di soccorso. Grande confusione con gli orari : inquilino sente lo sparo alle 7:00 Gagliardi Giovanni dice di aver sparato alle 07.38 Gargano Alessandro dice che Giovanni Gagliardi bussa, spaventato, alla sua porta alle ore 07:30 (ma il colpo non parte alle 07:38 secondo Gagliardi?) SE FOSSE VERO DEL COLPO CHE PARTE ALLE 07:38, DICHIARATO DA GAGLIARDI GIOVANNI, PERCHE ASPETTARE SEI MINUTI PRIMA DI CHIAMARE IL 118? SONO TANTI SEI MINUTI, POSSONO SALVARE UNA VITA. Soccorsi chiamati alle ore 07:44 Decesso di Davide dichiarato alle ore 07:57 2) Ricordo, inoltre, che il proprietario della casa afferma di non avere sentito nulla, per uno strano problema di sudorazione alle orecchie, che lo rende temporaneamente sordo durante la notte, e che non fossero più in casa alcuni inquilini per testimoniare: si trattava di cittadini egiziani, che però avevano lasciato un letto intatto, ed una copia del Corano in stanza, cui si suppone fossero profondamente legati; questo fa ipotizzare che forse il loro aver lasciato la casa non risalisse così lontano nel tempo, e forse non fosse definitivo, data la presenza del testo religioso musulmano. In ogni modo, i due cittadini egiziani non sono stati rintracciati, per essere sentiti: in che modo interpreti tale circostanza? Il Proprietario dell’abitazione Gargano Alessandro, trasferitosi nell’appartamento in questione perché si era separato dalla moglie che vive nello stesso palazzo al primo piano, quella mattina dell’11 giugno 2017 dichiara di non aver sentito il colpo di pistola. Preciso che la distanza tra la sua camera e quella di Davide dista di 2 metri. Dichiara di non aver udito il colpo. Solo in un secondo momento, e per la precisione il 4 ottobre 2017 quando viene interrogato di nuovo dal PM Sergio Colaiocco, specifica i motivi per i quali non ha udito il colpo di pistola quella mattina dell’11 giugno 2017, descrivendo al magistrato una sua patologia che consiste nel renderlo sordo con una eccessiva sudorazione, e che si manifesta in modo più evidente durante le ore notturne. Ritengo che il Pm Sergio Colaiocco dimostra in questo interrogatorio del 4 Ottobre tutta la superficialità del caso, come se pensasse a tutt’altro. Se questa Patologia del Signor Gargano fosse vera,perché non rivelarla subito al magistrato la mattina dell’11 giugno 2017? Perché il Pm Sergio Colaiocco non ricorda al Gargano che le ore 07: 00 del mattino non sono ore notturne, ma è mattina, è giorno; perché il Pm Sergio Colaiocco non chiede al Gargano di esibire una documentazione medica che certifica la veridicità di quanto affermato, visto che parliamo di un conducente di Autobus ATAC. Devo dedurre che la testa del pm Sergio Colaiocco sta da tutt’altra parte…E preoccupato per la sua elezione, e il suo grande desiderio di diventare Sostituto procuratore della Repubblica. Riguardo i due Egiziani, affermo con certezza grazie all’esistenza messaggi WhatsApp presenti sul telefono di Davide che i due Egiziani il 11 Giugno 2017 vivono in quell’appartamento nella loro stanza, a tal proposito il Pm Sergio Colaiocco se avesse sequestrato i telefoni come lo richiede un’indagine seria, si sarebbe accorto che il Proprietario Gargano Alessandro ha mentito su tutta la linea come hanno mentito tutti. A tal proposito sempre nell’interrogatorio del 4 Ottobre 2017 negli uffici della Squadra Mobile di Roma, il Signor Gargano Alessandro dichiara di fornire al più presto le generalità dei due Egiziani cosa mai accaduta, dettaglio importantissimo per il ritrovamento di due testimoni oculari, ma gravissima la leggerezza del Pm Sergio Colaiocco nel non reclamare queste generalità determinanti per il caso. Va fatta una riflessione importantissima riguardante la leggerezza con la quale il pm ha trattato il punto dei due egiziani in questione: il pm Sergio Colaiocco si occupa anche di antiterrorismo, come mai non fa di tutto per ritrovare quei due egiziani ospiti clandestini del Gargano Alessandro, proprietario dell’immobile. (In quel periodo sono tanti gli attentati terroristici). 3) Un'altra circostanza a tuo avviso non abbastanza analizzata dallo stesso pm del caso è stato l'incongruenza per cui Giovanni Gagliardi, reduce da una notte completamente insonne per avere partecipato ad una gara di biliardino, e che doveva prendere l'autobus per prestare servizio entro pochissimi minuti per raggiungere il lavoro (era guardia giurata di un supermercato), avrebbe avuto il tempo anche di scarrellare la pistola... anche questo può far dedurre che il colpo fosse partito alle 7:00 invece che alle 7:38. Inoltre, Giovanni Gagliardi affermava di avere fatto solo un corso di circa un'ora sull'arma, per cui non aveva imparato bene, ma è risultato avesse in passato prestato servizio, invece, in quanto fuciliere nella marina militare, per cui le armi non poteva usarle male facilmente. Perché, a tuo avviso, questi elementi sono stati sottovalutati dal pm? Questi elementi secondo me non solo non sono stati valutati e presi in considerazione seria, ma sono stati cestinati da un magistrato di nome Sergio Colaiocco che non ha condotto nessuna indagine perché il ricostruire gli eventi di quelle ore era fondamentale e determinante ad una conclusione diversa da quella emessa da lui: “OMICIDIO COLPOSO”. Se Gagliardi deve trovarsi sul posto di lavoro alle ore 09:30 con L’Autobus, quanto meno avrebbe dovuto verificarne la fermata dal punto dell’abitazione. Noi famiglia L’abbiamo fatto, siamo andati sul luogo e dalla Via degli Elci 28 alla prima fermata dell’Autobus ci vogliono 20 minuti a piedi. Come mai il Pm Sergio Colaiocco non interroga l’unico testimone attendibile di quella mattina ossia l’inquilino del terzo piano, la cui dichiarazione viene verbalizzata dalla squadra mobile, il quale dichiara di aver sentito il Botto alle ore 07:00 precise. Poiché Gagliardi Giovanni rincasa da tutto un pomeriggio e una notte reduce da tornei di Calcio Balilla alle ore 06:40, è abbastanza tardi deve prepararsi per andare a lavoro e prendere l’Autobus non ha molto tempo, deve indossare la divisa; perché verificare la messa in sicurezza della pistola di servizio per prima cosa, prima di vestirsi e indossare la divisa da guardia giurata? perché ha il dubbio, una pistola di servizio non è sempre scarica? Perché durante le dovute manovre di messa in sicurezza ha scarrellato per poi premere il grilletto in direzione di Davide ad una distanza di 90 centimetri (distanza verificata tra i due lettini dagli inquirenti)? Perché il primo pensiero è prendere la pistola? Dagli atti Giovanni Gagliardi esegue questa operazione solo con addosso gli slip, non pensa a vestirsi? Non pensa che è tardi? Non pensa che deve prendere un Autobus? Perché il pm Sergio Colaiocco non chiede a Gagliardi Giovanni dove ha imparato a tener in mano un’arma? Perché non chiede a Gagliardi Giovanni se ha partecipato ad un corso? Giovanni Gagliardi dichiara il falso durante la messa in onda della sua testimonianza il giorno 02 maggio 2018, intervista realizzata dalla giornalista Chiara Cazzaniga della trasmissione Chi l’ha visto? quando quest’ultima chiede a Giovanni Gagliardi cosa succede durante il corso per ricevere il porto d’armi? Giovanni Gagliardi risponde chiaramente che il corso dura solo qualche ore e che durante questo corso, è la prima volta CHE VEDE E TIENE IN MANO UN’ARMA. Dopo alcuni giorni della trasmissione intelevisione dell’intervista di Giovanni Gagliardi, la società lavorativa, la MC SECURITY DICHIARA FALLIMENTO E CHIUDE. Ora da testimonianza rilasciata dalla fidanzata Martha Marchesi, durante interrogatorio, riferisce che Giovanni Gagliardi era impiegato come MARINAIO IN FERMA BREVE IN SERVIZIO ALLA CAPITANERIA DI PORTO CIVITAVECCHIA. Parliamo del 2015. GIOVANNI GAGLIARDI HA DICHIARATO IL FALSO. LE ARMI LE HA VISTE E COME SE LE HA VISTE E MANEGGIATE. In tutto ciò la mia riflessione va a Davide, grande professionista, fuciliere che ha servito l’Esercito Italiano, conoscitore del maneggiamento delle armi, come posso pensare che Davide rimane indifferente al vedersi puntata un’arma verso di lui? Avrà chiesto a Giovanni di spostarsi se veramente stava facendo le manovre di messa in sicurezza… I soccorsi vengono chiamati alle ore 07:44 perché deve dare il tempo di modificare tutta la scena. Se veramente fosse stato un incidente perché mai gli Egiziani sarebbero dovuti scappare? 4) Ricordo inoltre che, nel momento straziante del vedere il corpo di tuo figlio prima dell'autopsia, lo avevi però trovato molto composto, come un angelo che dormiva, solo con un piccolo rivolo di sangue dal naso: non te lo avevano fatto toccare per non alterare, anche involontariamente, la scena. Tuttavia, avevi poi scoperto che la scena era già stata modificata, dalle foto del ritrovamento del corpo, in cui il sangue era molto più evidente. Cosa pensi di questa disorientante situazione? Trovo disorientante situazione una delle negligenze più gravi commesse dal Magistrato Sergio Colaiocco e il medico legale Milano Filippo, i quali decidono l’estrazione del Bossolo rimasto sotto pelle, proveniente dal colpo di pistola di cui l’Autore è Giovanni Gagliardi. Tutto questo avviene quella mattina dell’11 Giugno 2017 nella stanza di Davide davanti a tutti quanto tutto ciò deve avvenire durante l’Autopsia. Cosi facendo, loro, i rappresentanti della giustizia, hanno inquinato le prove modificando la scena toccando Davide. Mi hanno proibito il pomeriggio dell’11 Giugno 2017 durante la mia visita a Roma presso l’ospedale Torvergata di Roma per il riconoscimento del corpo di mio figlio, ripeto mi hanno severamente proibito di toccare mio figlio e mi hanno proibito di abbracciarlo per l’ultima volta perché avrei potuto inquinare le prove. 5) Puoi aiutarci a comprendere altre tue perplessità sul caso, riguardo il comportamento del pm Sergio Colaiocco e del modo in cui una parte dei mass media ha trattato il caso? Ricordo che il programma Chi l'ha visto? ha dato spazio positivamente al caso, ma non dovunque c'è stata volontà analoga di approfondimento... Non sono in grado di comprendere il meccanismo che fa girare questo mondo cos^ complesso e sofisticato della televisione e quali sono le loro politiche di emissioni, ma posso esprimere il mio parere, le mie perplessità sul comportamento intollerabile, ingiustificabile e poco responsabile del pm Sergio Colaiocco. Dopo anni di ricerche da parte mia, mamma di Davide, scopro finalmente il motivo per il quale, senza dubbio, il pm Sergio Colaiocco non poteva e non doveva accettare l’incarico quella mattina del 11 giugno 2017, per trattare un caso di omicidio. Scopro da poco tempo, un articolo pubblicato il 30 giugno 2021 dal Giornale il “Il Riformista”, per la precisione dal giornalista Paolo Comi, che parla delle nomine e retroscena dei magistrati che possono aspirare ad avere incarichi in Procura a Roma. Sono rimasta sconvolta dal contenuto di questo articolo, ma allo stesso tempo mi fa capire il perché il pm Sergio Colaiocco non ha condotto nessuna indagine per scoprire la vera Verità sulla dinamica dell’uccisione di mio figlio Davide. Gli elementi fondamentali per affrontare un caso di omicidio sono prima di tutto le buone condizioni psicologiche, concentrazione, professionalità, abilità nel coordinare le operazioni, non tralasciare nessun elemento, ma soprattutto essere nelle condizioni del possesso di tutta la lucidità mentale che richiede un caso di omicidio; soprattutto quando vi è dal primo momento dell’accaduto, una discordanza sulle dinamiche ed orari riferiti da varie testimonianze. IL pm Sergio Colaiocco, quella domenica mattina dell’ 11 giugno 2017, non doveva accettare di andare a casa di mio figlio Davide, appena ucciso da Giovanni Gagliardi, perché non nelle condizioni morali e psicho-fisiche per affrontare un caso di omicidio, molto complesso e difficile da risolvere, per le numerose incoerenze, false testimonianze, e tanto altro… Il pm Sergio Colaiocco aveva la testa da un’altra parte, come lo descrive l’articolo pubblicato il 30 giugno 2021 dal giornalista Paolo Comi del giornale IL RIFORMISTA, che, proprio in quel periodo (settembre 2017) il magistrato Sergio Colaiocco è fortemente concentrato nella sua corsa verso un traguardo che vuole raggiungere a tutti i costi, che è quello di incarico importante in Procura a Roma. Per questo motivo, è fondamentale leggere e comprendere l’articolo che segue, ed è fondamentale captare tra le righe, un magistrato non concentrato sul suo lavoro, poiché una mente impegnata in tutt’altro… Un magistrato provato, preoccupato, non dorme la notte…Perché??? Ecco l’articolo : “ Maiorano ha più titoli, ma Colaiocco è in credito con Cascini: il posto di aggiunto a Roma è suo Non tutti i magistrati, ormai è evidente, possono aspirare ad avere incarichi in Procura a Roma. Su alcuni nomi, per un motivo o per un altro, c’è il “veto”. Della bocciatura di Marcello Viola, il procuratore generale di Firenze, abbiamo scritto abbondantemente in questi mesi. Pur a fronte di una sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato i suoi maggiori titoli per diventare procuratore di Roma dopo Giuseppe Pignatone, Palazzo dei Marescialli persevera nella scelta di Michele Prestipino. Oggi raccontiamo un’altra bocciatura, quella del pm Nicola Maiorano, per certi versi ancora più sorprendente di quella di Viola. Maiorano, classe 1958, lavora come sostituto a Roma dal lontano 1992. Il magistrato è molto conosciuto sia fra gli avvocati che fra i colleghi. È stato affidatario di moltissimi uditori giudiziari e di tirocinanti, oltre ad aver curato la formazione dei circa 90 vice procuratori onorari in forza a Piazzale Clodio. Da circa sei anni Maiorano, pur avendo un ottimo curriculum, viene puntualmente bocciato a tutti i concorsi del Csm per diventare procuratore aggiunto a Roma. L’ultima bocciatura risale al mese scorso. Quest’anno, con il Csm post Palamaragate, Maiorano pensava fosse giunto il suo momento ed infatti era primo in graduatoria. Invece, per la terza volta, il Csm gli ha preferito un altro collega, in questo caso Sergio Colaiocco che nella graduatoria era solo undicesimo. Il posto da aggiunto da coprire, per la cronaca, era quello lasciato libero da Prestipino l’anno scorso. Sulla carta, come nel caso di Viola, non c’era partita. Colaiocco è un magistrato più giovane, sia di anzianità di servizio che di funzioni. Maiorano, poi, era stato già giudicato “prevalente” rispetto a Colaiocco per le esperienze professionali e per i titoli. Maiorano ha fatto parte di molti gruppi di lavoro, in particolare quello sui reati informatici ricoprendo il ruolo di capo ad interim e con Colaiocco alle dipendenze. Il nome di Colaiocco, esponente di Unicost, era comparso l’anno scorso nelle chat dello zar delle nomine Luca Palamara per le pressioni esercitate nei suoi confronti affinché, nel 2017, si ritirasse dalla corsa per diventare aggiunto a favore di Giuseppe Cascini, togato della corrente progressista Area. Il 6 settembre 2017 Colaiocco scrive a Palamara: «Ho parlato con Pignatone (faccina sconsolata, ndr), domattina ti aggiorno». E poi: «Ho nuovamente rifiutato con decisione profferte Mi (Magistratura indipendente, ndr) ma loro insistono che mi vogliono indicare». «Io nella sostanza mi rimetto a te… anche se sono perplesso se revocare proprio … datemi 48 ore per farlo con serenità … adesso non me la sento … mi spiace», prosegue Colaiocco. Palamara: «Sergio questo è lo scenario che già conoscevo e di cui abbiamo parlato ieri perché serve solo a creare contrapposizione però decidi ovviamente tu un abbraccio». Colaiocco: «Io sono fermissimo nel chiedergli (ai togati di Mi, ndr) di non strumentalizzarmi». «Dopo la notte in bianco e dopo aver fatto una pennica ristoratrice – prosegue Colaiocco – sono di nuovo lucido (o quasi) … quando hai un attimo chiamami così mi dici se è meglio che comunque revochi anche se la commissione già c’è stata… se poi vuoi passo da te e parliamo a voce con più calma». Colaiocco revocherà la domanda ed il Csm nominerà Cascini procuratore aggiunto. Passano i mesi e Colaiocco, forse pentitosi di aver revocato la domanda e rinunciato al posto di aggiunto a favore di Cascini, freme: «Una domanda secca: ma il posto di aggiunto (un altro, ndr) lo fate pubblicare dal prossimo Consiglio?». Palamara: «Oggi rifacciamo punto su tutto ci vediamo mercoledì o giovedì per caffè?». «Ok fammi sapere …sono un po’ depresso sono 6 mesi che aspetto», risponde Colaiocco. «Troviamo quadra stai tranquillo», lo rassicura Palamara. E la “quadra”, anche senza Palamara nel frattempo radiato con ignominia dalla magistratura, è arrivata, con Area che ha votato convintamente Colaiocco per l’ultimo posto di aggiunto disponibile a Piazzale Clodio. Cascini, nel frattempo diventato consigliere del Csm, per motivi non noti, non era però presente al voto: in Commissione si è comunque fatto sostituire dal collega di corrente Mario Suriano. Paolo Comi UN’ATTESA DURATA MESI, MESI DI DEPRESSIONE, COME POTEVA IL MAGISTRATO SERGIO COLAIOCCO CONDURRE DELLE INDAGINI PER OMICIDIO? VOGLIO DELLE RISPOSTE, TUTTA LA FAMIGLIA VUOLE DELLE RISPOSTE. Anche la trasmissione di quarto grado, Rete 4, decide di occuparsi del caso di Davide, ed è proprio la giornalista Chiara Ingrosso ,dopo aver letto il fascicolo , a decidere con la redazione di realizzare un servizio a casa nostra, con i nostri avvocati, e portare avanti il caso in tv. Dopo essersi recata a Perugia presso lo studio degli avvocati di Giovanni Gagliardi per un’intervista, All’improvviso, tutto viene messo a tacere. Ricordo che proprio in quei giorni, fine 2018 inizio 2019, è in corso il processo Palamaro a Perugia stesso, da quel momento non ho più avuto notizie della giornalista Chiara Ingrosso; di tutto ciò che è stato dichiarato e filmato in casa nostra per la messa in onda. Tutto questo mi è sembrato alquanto strano e inspiegabile. Poi riflettendo, il caso di Davide, mettendo in risalto le defaillances del pm Sergio Colaiocco, forse avrebbe dato fastidio a qualcuno. Mi viene in mente una frase di Andreotti che diceva: “A pensar male si fa peccato, ma avvolte ci si azzecca…” 6) Nel 2019 il caso è stato archiviato dalla Corte di Cassazione, con una condanna comprensibilmente considerata ridicola da voi familiari, ed ovviamente non solo da voi; c'è qualcosa che consideri possa essere ancora possibile fare? Penso, ad esempio, ad una possibile riapertura del caso per elementi nuovi: è vero che non si può essere processati due volte per lo stesso reato, però forse può emergere qualche nuovo reato... Inoltre, la ricerca della verità storica sul caso rimane primaria: una forma di giustizia etico-morale che in qualche modo incoraggerà certamente altre persone, che potranno maggiormente associarsi nella direzione di processi più limpidi e lineari... IL pm Sergio Colaiocco ha premiato con questa condanna ridicola, Giovanni Gagliardi che dicendo, ”non l’ho fatto apposta”, lo manda a casa il giorno stesso. Condanna mio figlio Davide, ucciso, ad un eterna ingiustizia, un ragazzo premiato dall’Arma Dei Carabinieri per il suo determinante apporto ed intuito investigativo nella risoluzione di inchieste. Il caso è stato archiviato e la condanna per chi ha ucciso mio figlio Davide, è un’offesa gravissima per me, per la mia famiglia, ma soprattutto per Davide. Questa condanna rappresenta per tutti noi, un altro atto di violenza psicologica, morale e non commentabile da parte dello Stato. Non è vero che la Legge è uguale per tutti, viene applicata solo a pochi. In casa nostra, la Giustizia porta il nome di Davide, e pertanto lotteremo per averla. La ricerca della verità è un nostro diritto, il diritto di ognuno di noi. Questa verità che continueremo a cercare e che troveremo, perché la dobbiamo a Davide, alla sua famiglia, è un obbiettivo da raggiungere con ogni mezzo a disposizione, solo cosi riusciremo a trovare un po’ di pace che tutti noi meritiamo. Solo cosi avremo Giustizia. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità delle proprie azioni, e se un magistrato ha sbagliato, non è vero che non è imputabile solo perché è un magistrato. Il pm Sergio Colaiocco ha commesso errori gravissimi e deve rispondere del suo non corretto operato dettato da un suo stato personale, non rendendolo capace di condurre delle indagini per un caso delicato di omicidio relativo al nostro figlio Davide. Il magistrato Sergio Colaiocco non ha mai voluto ricevermi, perché sono tante le domande senza risposte, che avrei voluto fare, tante sono le lagune, -non una perizia balistica; -un referto fotografico della scena pagato e mai ricevuto perché tutto è stato smarrito; -nessun sequestro dei telefoni di Giovanni Gagliardi e Gargano Alessandro che dal video della scientifica vengono ripresi alle ore 09.30 con il telefono in uso; -sul corpo di Davide vi sono tre fori provocati dal proiettile d’arma da fuoco con la quale Giovanni Gagliardi uccide Davide, ma sulla maglietta che Davide indossava quella mattina è presente solo UN FORO d’ingresso???;(solo un buco nella maglietta) -Nessun indagine è stata fatta, nessun approfondimento, il pm accoglie il patteggiamento e il caso viene chiuso in dieci mesi. VOGLIO VERITA E GIUSTIZIA CHI HA SBAGLIATO, DEVE ESSERE PUNITO, ANCHE SE SI TRATTA DI UN MAGISTRATO. UN MAGISTRATO RAPPRESENTA LA LEGGE. UN MAGISTRATO RAPPRESENTA LO STATO. IL 11 GIUGNO 2017, DAVIDE E’ STATO UCCISO E NON E STATO TUTELATO DA NESSUNO. QUELLA MATTINA, LA LEGGE NON C’ERA. QUELLA MATTINA, LO STATO ERA ASSENTE… Mamma di Davide, Raffelina Brogna E tutta la sua famiglia. [Questo servizio è stato pubblicato sul giornale on line "Caserta24ore"] Introduzione e quesiti di



Antonella Ricciardi , Intervista ultimata nell'ottobre 2023