Intervista ad Angelo Faccia

Angelo Faccia da giovane

Una trama aperta a più di una interpretazione, ancora in gran parte avvolta nell'ombra: è questa l'immagine che tuttora presenta la vicenda del cosiddetto "Golpe Borghese" del dicembre 1970. Il decorso giudiziario su questo episodio iniziò negli anni settanta e si concluse nel 1984, con l'assoluzione di quasi tutti gli imputati, e la condanna di alcuni altri imputati minori per detenzione e porto abusivi di armi da fuoco, senza riuscire ad illuminare con certezza la natura di quegli eventi e i fini che con essi si volevano perseguire. In particolare, sono controverse le ipotesi sul ruolo tenuto da colui che venne indicato quale responsabile dell'organizzazione del tentato colpo di mano: il principe Junio Valerio Borghese, già comandante della X Flottiglia Mas durante la Seconda Guerra Mondiale, poi dirigente del M.S.I. e del Fronte Nazionale. In un libro dal titolo "Affondate Borghese!", edito dall'Associazione Uno Dicembre 1943, il perugino di origine romana Angelo Faccia, già volontario della Repubblica Sociale Italiana, si è assegnato il compito di difendere la memoria del comandante Borghese, del quale fu amico ed al quale fu particolarmente vicino durante l'esilio nella Spagna fascista. In particolare, Angelo Faccia critica il ruolo, a suo avviso ambiguo, svolto in quegli anni da alcuni dirigenti dell'organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale: Adriano Tilgher, e, soprattutto, Stefano Delle Chiaie.

1) Lei, già reduce della Repubblica Sociale Italiana, è autore di un volume dal titolo: "Affondate Borghese!", tramite il quale difende la figura del principe Junio Valerio Borghese, già comandante della X Mas ed un tempo presidente onorario del M.S.I., prima di dare vita al Fronte Nazionale. In particolare, nel suo libro descrive il cosiddetto "golpe Borghese" del dicembre 1970: può riassumere per questa intervista, così, cosa realmente fu, a suo avviso, questo tentato colpo di Stato, e se realmente volesse essere tale, o non fosse, invece, una messa in scena (come ipotizzano alcuni)?

Il mio libro non è altro che il resoconto di un cronista che ha vissuto sulla sua pelle (la mia ) certi fatti inaspettati, imprevedibili, data la sua uscita, da anni, dall’ambiente politico in cui ha vissuto la sua giovinezza. E dai fatti da me narrati emerge senza ombra di dubbio che il c.d. “golpe Borghese” fu una colossale montatura a danno del Comandante Junio Valerio Borghese. Non è possibile in questa sede di intervista analizzare le ragioni, gli scopi, le complicità, i personaggi, di tanta montatura per l’estensione dell’argomento.

2) Può indicare gli scopi di questo tentato colpo di mano? Le chiedo inoltre se è d'accordo con chi sostiene, anche considerando che gli americani sapessero e non fossero contrari al golpe, che questo tentato colpo di Stato fosse stato iniziato per fare approvare leggi speciali contro movimenti radicali, per favorire il potere dei democristiani, i quali avevano tutto l'interesse ad avallare la tesi della necessità di misure forti contro i cosiddetti "opposti estremismi"...

Se si considera che il personaggio più inquietante di questa sporca storia è il “Caccola”, alias Stefano Delle Chiaie, , non si può che pensare all’ambiente del MSI e al suo capo Giorgio Almirante quale beneficiari della scomparsa politica di Borghese, prima , e fisica poi. Infatti, come appunto narro nel mio libro, Delle Chiaie, ricercato con un mandato di cattura internazionale, si incontrava, a Roma, con Almirante (era lui, il “Caccola” che me lo raccontava…) senza incontrare ostacolo alcuno, superando tre controlli di frontiera…Borghese, con il suo indubbio carisma tra gli ex-combattenti della RSI e le Forze Armate (specialmente tra la Marina Militare), una volta uscito dal MSI rappresentava per Almirante una spina nel fianco in quanto vi era il reale pericolo di un trapasso di consensi dal MSI al Fronte Nazionale di Borghese.. No, per quel che mi risulta, gli americani c’entrano come i cavoli a merenda (anche se Borghese era filo-atlantico); una faida tutta interna al MSI di cui Almirante si riteneva il “padre padrone”, come se fosse una sua proprietà privata. Ritengo di poter affermare che solo in questa chiave si deve poter guardare al c.d. “golpe Borghese”, anche per l’atteggiamento assunto dal suo delfino On.le Gianfranco Fini che si è ben guardato di dare corso alla mia richiesta contenuta nella lettera racc.n. 6074 del 26.10.88 dove gli richiedevo formalmente, quale Deputato al Parlamento Italiano, di farmi interrogare dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi e sul terrorismo, dopo avergli indicato in quali “fattacci” era coinvolto il suo maestro Almirante E quando dopo alcuni mesi ebbi occasione di conoscere Fini durante una sua conferenza politica al palazzo della Regione di Perugia, gli ricordai della lettera, ci pensò su un momento e poi rispose: “ Sì, ricordo, feci raccogliere delle informazioni sulla sua persona e trattandosi di una persona seria chiusi a chiave la lettera nel mio cassetto!!” Una mia grande ingenuità ma anche una grave sconfitta morale per il duo Almirante-Fini.

Altra mia ingenuità è quella di aver io annunciato , nell’ambiente del MSI, la pubblicazione di un mio libro sulla morte del Comandante Borghese…Dice Andreotti che a pensar male si fa peccato però….Subito dopo inizia – strana ma non troppo coincidenza – una persecuzione a tutti i livelli contro la mia persona sfociata in un drammatico attentato sul treno Terni-Ancona dove mi sono salvato per puro miracolo, come risulta dal fascicolo del proc. N. 525/91 Reg. Gen. Ignoti presso la Procura della Repubblica di Spoleto. Successivamente si muovono anche le istituzioni poliziesche nei miei confronti tant’è che senza alcuna motivazione ufficiale i Carabinieri di Perugia del ROS – Reparto Eversione – con verbale in data 13 agosto1996 procedono al sequestro di tutta la mia documentazione, italiana e spagnola, riguardante il caso Borghese…Materiale mai restituito.

3) Nel caso il mancato colpo di Stato fosse stato fin dall'inizio destinato al fallimento, considera che i capi neofascisti che lo avevano organizzato volessero che fosse un finto golpe, per avvantaggiare proprio chi dicevano di avversare (i democristiani, i quali godevano della protezione americana) o che tali esponenti di estrema destra fossero stati usati da questi poteri forti, a loro insaputa, per favorire appunto la repressione contro gruppi considerati sovversivi?

Non si può parlare, almeno per quanto riguarda il “golpe”, di “capi neofascisti” in quanto si è mosso un solo capo neofascista: Delle Chiaie, appunto, che per carattere era un solitario, nel senso che non condivideva le sue oscure trame con nessun altro “camerata”, limitandosi a dare ordini a questi, per cui il finto golpe riuscì perfettamente. Mai a nessun “camerata” ha voluto rivelare i suoi personali contatti con esponenti di “servizi” di mezzo mondo, da buon intrigante nato. E se qualcuno potrebbe saperlo è…parli il suo sodale e amico del cuore Adriano Tilgher, che, giustamente (per il Caccola), in un recente convegno tenuto a Cisterna proprio sul “golpe Borghese”, ha sostenuto la teoria del golpe vero, reale, con tanto di implicita partecipazione delle FF.AA. !!.

4) Fu proprio Junio Valerio Borghese a ritirare l'ordine di golpe, senza spiegare il perchè neppure ai suoi più stretti collaboratori: lei si è formato un'idea riguardo le motivazioni di tale decisione?

Borghese non ritirò affatto l’ordine del golpe; quando a Borghese fu offerta la direzione del golpe, già iniziato, si limitò a dare dei pazzi a coloro che lo avevano ideato e attuato. Al solito: che parli Delle Chiaie: con chi conversava al telefono la notte del 7/12/70 da casa mia, da Barcellona? Verso le ore 22 circa m’informa che in Italia “sta iniziando una nuova Era: l’era fascista!” e m’invita a partecipare al golpe, eccitatissimo per quanto stava per accadere, e verso le ore 24 torna a telefonare in Italia comunicandomi subito dopo: il golpe non si fa più! E’ il “Caccola” nient’affatto dispiaciuto, anzi, a giudicare dai suoi comportamenti sembrava felice…Infatti, sì, il suo golpe personale era riuscito: Borghese immischiato all’ultimo momento con un netto e categorico “siete matti” ma fu anche l’inizio della sua fine, anche fisica…Sarà quel “caccoloso” golpe da operetta che brucerà il carisma di quel leggendario marinaio d’Italia…

5) Il principe Borghese, anche dopo il ritiro del mandato di cattura contro di lui da parte della autorità italiane, non fidandosi della magistratura del nostro Paese preferì restare nella Spagna franchista, dove si era rifugiato, e dove morì nel 1973, in circostanze non del tutto chiare: può descriverle e darne un'interpretazione?

Ovviamente Borghese me ne parlò della sua decisione di rimanere in Spagna anche dopo il proscioglimento da parte della magistratura, che non riguardava però un suo timore che tornando in Italia la magistratura stessa potesse cambiasse opinione, no; il timore era che potessero fargli uno scherzo da prete, o meglio che gli “bruciassero il paione” (usando un termine militaresco che io ho usato come titolo della prima edizione del libro) dal momento che era deciso ad andare a fondo per capire chi e perché ha giocato con il suo nome. In Spagna si sentiva sicuro e forte in quanto era protetto da Carrero Blanco, il vice di Franco, suo fraterno amico. Un’amicizia di lunga data, nata in occasione della guerra civile spagnola, ambedue ufficiali di marina che pattugliavano le acque del sud della Spagna. Solo dopo la morte di Carrero, nel noto attentato di Madrid, la stella di Borghese inizia a spegnersi…Anche questo lo racconto nel mio libro: triste e preoccupato…E la sua morte a Conils de la Frontiera, nel cortijo del suo (e mio) amico Barone Von Knoblock, avrà certamente sollevato l’animo di qualche politico molto vicino a Delle Chiaie…Una morte annunciata…Tutti i media si sono sbizzarriti nel tentare di ricostruire la morte di Borghese: dalla pancreatine acuta (!), secondo la versione ufficiale, a uno stress sessuale (!!) secondo la fantasiosa ricostruzione di uno scrittore inglese nel recente libro “il principe nero”….Toh, anche gli inglesi interessati a gettare fango sulla figura di Borghese…Ma questi si possono capire: dopo le umilianti sconfitte della flotta di Sua Maestà per mano degli uomini del Comandante Borghese…Ma dovrebbero però spiegarci come mai che un uomo come Borghese che inventa, organizza, pianifica e mette in atto la più potente arma da guerra sui mari umiliando la flotta inglese, si perde poi in un golpe non affiancato da uomini come Durant De La Penne, Teseo Tesei ecc.ecc. ma da un plotone di…guardie forestali!! Che marciando su Roma si avvedono che piove e tornano alla base di partenza..!

6) Secondo le sue conoscenze, erano molti i neofascisti italiani operanti in Spagna? E può indicare quali fossero i loro ruoli?

La Spagna di Franco è stata il rifugio pecatorum dei neofascisti italiani. Questo è un argomento che meriterebbe un capitolo a parte per quanto è stata deleteria l’opera di Delle Chiaie. Il nuovo duce che pretendeva di avere potere di vita e di morte su tutti quei sventurati giovani compromessi con la magistratura italiana e quindi rifugiatisi in Spagna. In “società” (criminale) con Almirante che, tramite lui, pretendeva anche che io accettassi dal segretario del MSI danaro per un intervento alle corde vocali di Ciccutini, autore della strage di Peteano con la morte di tre carabinieri, così da deviare le perizie tecniche sulla voce dello stesso Ciccutini. E’ una pagina nera, nerissima per il neofascismo italiano, purtroppo, che non ha saputo cogliere la lezione storica dei fascisti ante 1945.

E tra i neofascisti debbo includerci, purtroppo, anche un decumano che a suo tempo fu molto vicino a Borghese e che ha privilegiato però le ragioni della sua carriera politica : l’avv. Bartolo Gallitto da Roma, esponente di Alleanza Nazionale. Subito dopo il sopra citato convegno di Cisterna ho ritenuto di rivolgermi a lui perché mi aiutasse a organizzare un contro-convegno a Roma dove risultasse chiaro che Borghese non era un golpista da operetta ma il “nostro” m’investì con una requisitoria contro la dabbenaggine del Comandante Borghese che non volle ascoltare il suo consiglio ( dell’avv. Gallitto, chiaro) di archiviare l’idea del colpo di Stato da lasciarmi esterrefatto, di attaccargli il microfono del telefono in un gesto di reazione a tanta ipocrisia, tipica, questa, dei politici e dei legulei ma non di un decumano..

[Questo articolo è stato pubblicato sui giornali Caserta24ore, Corriere di Aversa e Giugliano, Italia Sociale, Qui Calabria]



Antonella Ricciardi , 29 giugno-1 luglio 2007