Progetto Eurasia-Islam

U n'opposizione alle imperialistiche politiche americaniste è un atto naturale per chi abbia senso di giustizia e conosca la storia, si tratta cioè di un atto che ha un valore in sè, di una testimonianza dal valore imperituro, qualunque sia il risultato che consegua. E' comunque anche fondamentale proporre alternative all'assetto attuale, e porre l'attenzione sui soggetti maggiormente reattivi nella loro contrapposizione alle politiche atlantiche.

A questo proposito si è da un certo tempo elaborato il progetto Eurasia-Islam, ad opera di studiosi italiani ed internazionali. Questo progetto è sicuramente tra i più validi: l'Islam, soprattutto quello sciita degli hezbollah libanesi e dei pasdaran iraniani, oltre che, ultimamente, di tanta parte della Resistenza irakena, dimostra la più incrollabile abnegazione nell'opporsi alle politiche di rapina e di soppraffazioni a stelle e strisce. Quasi quotidianamente i suoi combattenti s'immolano religiosamente per questa causa. Inoltre, da tempo nel continente eurasiatico esistono numerosi segnali di desideri d'indipendenza rispetto ai diktat statunitensi: ad esempio le manifestazioni dei popoli contro la recente aggressione all'Irak, che hanno coinvolto milioni di persone (anche al di fuori dell'Eurasia) e che scongiurano l'artificiosa e schematica idea di "scontro di civiltà", avallata dall'americano Samuel Huntington e seguaci. Tra l'altro, di solito coloro che insistono tanto sulla pericolosità di quelli che hanno definito "Stati canaglia", in cuor loro chiaramente desiderano soffiare sul fuoco per arrivare allo scontro. Le posizioni dei governi di Francia, Germania, Russia, India e Cina contro la guerra illegale di Bush e dei neoconservatori americani contro l'Irak è un segnale di questa possibile alternativa, che poggia anche sulla prevista ascesa economica della Cina e dell'India, capace di spostare gli equilibri (ma è meglio definirli squilibri) attuali. Al culmine del loro potere, gli Stati Uniti possono intravedere un loro possibile declino, segno del quale possono cosiderarsi anche il frequente ricorso da parte loro a mercenari stranieri ed ad immigrati di origine latinoamericana (i cosiddetti "latinos", attirati con la promesa della cittadinanza) per combattere le loro battaglie. Il progetto di un'Eurasia in prima linea nell'opposizione alle politiche atlantiche può anche riequilibrare il concetto stesso di Occidente, spesso identificato unilateralmente con le sinistre politiche imperialistico-sioniste e con lo spirito di crociata, tant'è che di solito viene indicata con la definizione di occidentalista una visione a favore di queste posizioni. E' scontato affermarlo, eppure è ugualmente utile sottolinearlo: sono occidentali anche tutti quegli europei (la stragrande maggioranza) che valutano in modo decisamente negativo l'attacco di Bush all'Irak . E'occidentale quella maggioranza di cittadini dell'Unione Europea che ha definito lo Stato sionista d'Israele il maggior pericolo per la pace nel mondo.

Lo scrittore tedesco Schmitt

Il poeta e scrittore tedesco Goethe

Spesso gli analisti americani, specie il cinico Luttwak, perfino brutale nella sua sincerità, contrappongono un'Europa imbelle (in passato nei confronti del nazifascismo, attualmente nei riguardi del terrorismo) ad un' America pronta a combattere con il suo stile da cowboy e con il suo criterio dell' "occhio per occhio dente per dente"(altra conseguenza della distorsione religiosa proebraica dell'americanismo). In realtà l'Europa non deve temere di seguire la sua vocazione di ponte verso l'altra sponda del Mediterraneo e di terra dove il Diritto ha trovato tanto fiorente sviluppo. La contrapposizione aprioristica tra Oriente ed Occidente è un male radicale perchè, a parte il fatto che il mondo occidentale e quello orientale non sono mai stati totalmente estranei, e che esistono vari Orienti e vari Occidenti, soprattutto sono entrambi espressioni dello spirito umano. A questo proposito è significativo ricordare il grande poeta e scrittore tedesco Goethe, ed in particolare il suo "Divano occidentale-orientale". Infatti Goethe, che fu un amante della cultura araba, parlava in particolare di:" L'Oriente e l'Occidente, il Nord e il Sud che riposano in pace nella mano di Dio" ed ancora affermava, come a voler ribadire il senso di completezza e d'integrazione che questa sua visione gli dava: "Chi conosce se stesso e gli altri, ammetterà...non vanno più divisi...l'Occidente e l'Oriente". I poemi di Goethe, anche se tutt'ora sono attuali, ci riportano ad una stagione compresa tra la fine del '700 e l'inizio dell' '800, ma è chiaramente nel Novecento ed all'inizio del nuovo secolo che in modo organico si è sviluppata un'idea del ruolo geopolitico del progetto Eurasia-Islam in contrapposizione all'impero americano. Il bisogno di un'alternativa al potere degli USA sul mondo si è fatta ancora più sentire con il crollo di quasi tutti i regimi comunisti del mondo, che hanno per forza di cose lasciato molta più libertà di movimento agli americani. I principali studi sul mondo eurasiatico sono ad esempio i testi "Parigi, Berlino, Mosca" di Henri De Grossouvre (Fazi editore, Roma 2004) e "Terra e Mare" del tedesco Carl Schmitt (recentemente pubblicato di nuovo da Adelphi). Tra gli altri autori che si sono occupati della questione ricordiamo Leontiev, Gumilev e Dugin. Quest'ultimo, consigliere di Putin, ne ha recentemente preso le distanze riguardo la repressione verso i ceceni (che dal Settecento cercano la propria autodeterminazione, e che durante la Seconda Guerra Mondiale, pur di staccarsi dalla Russia stalinista, in grande maggioranza furono al fianco dei tedeschi).

Altro punto a sfavore di Putin e di conseguenza della non subalternità dell'Eurasia agli USA è stata la dichiarazione del presidente russo in sostegno di Bush, e cioè della presa di posizione per cui se avesse potuto votare negli Stati Uniti avrebbe votato per l'attuale presidente americano (dichiarazioni probabilmente dovute anche alla sua volontà conclamata di applicare a sua volta la guerra preventiva nei confronti dei propri nemici).Comunque, circa il 70% dei russi non si sente occidentale ma considera la propria identità di tramite tra l'Occidente e l'Oriente. In "Terra e Mare" si racconta invece in modo simbolico la contrapposizione tra Behemoth, la forza della terra, ed il Leviatano, la forza dei mari cui si aggiunge quella dell'aria. Mare ed aria rappresentano simbolicamente la mobilità di un Paese, gli USA, costruito da immigrazioni su immigrazioni, ad ondate, con scarsità di punti fissi, mentre l'aria in particolare rappresenta anche la potenza areonautica statunitense. La terra rappresenta invece l'importanza della Patria e delle radici nelle tradizioni dei popoli. L'opposizione all'egemonia atlantica non si riferisce soltano alle loro politiche imperialiste e prosioniste, ma anche al sistema economico liberalcapitalistico, che negli USA è particolarmente esasperato. In questo Paese infatti lo Stato sociale è ridotto al minimo, da molti è considerato "il nemico", poi se non si è assicurati le cure mediche non sono garantite.... Una conseguenza su scala mondiale dello sfruttamento colonialistico e del liberismo senza freni è certamente lo squilibrio tra il Nord ed il Sud del mondo, con i continui olocausti (i decessi si contano a milioni ogni anno) dovuti a morti per denutrizione e malattie facilmente curabili con farmaci che però non sono a disposizione di tutti (si può ricordare a questo proposito la battaglia vinta dal Sudafrica del dopo-apartheid contro il monopolio delle case farmaceutiche per le medicine per la cura contro l'AIDS). Anche nei Paesi economicamente più prosperi il livellamento ha effetti deleteri. Lo aveva intuito già il grande scrittore giapponese Yukio Mishima, che a questo proposito scrisse: "Il Giappone è destinato a scomparire. Al suo posto rimarrà un grande Paese produttore, inorganico, vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto. Con quanti ritengono che questo sia tollerabile, io non intendo parlare". Un'altra conseguenza drammatica dell'assetto attuale è il triste elenco delle situazioni che spingono milioni di persone a lasciare le proprie terre d'origine per le difficili condizioni economiche. A questo proposito bisogna aggiungere che una parte del movimento contro la globalizzazione sottovaluta il dramma di chi è costretto suo malgrado a lasciare la propria terra, pensando che "l'impero", lavorando alla cancellazione delle specificità nazionali, lavorerebbe in modo inconsapevole per un fine giusto, e cioè la rivoluzione mondiale di un nuovo proletariato.

Lo scrittore giapponese Mishima

In realtà, lo spirito dei popoli è causa giusta non meno di quella comunque fondamentale dell'emancipazione dei poveri della Terra. Bisogna ricordare che l'assimilazione distrugge. Intanto, proprio gli americanisti che con il loro liberismo sfrenato sradicano i popoli contro la volontà di questi ultimi, sono poi gli stessi a sostenere l'esclusivismo etnico e sciovinista delle politiche sioniste. A fare ciò non sono solo i conservatori ma anche tanti finti progressisti e tiranni mascherati, motivo per cui sono anche più insidiosi. A questo proposito si possono ricordare le parole di un appello firmato da 33 intellettuali ebrei del fronte cosiddetto "pacifista", pubblicato il 2 gennaio 2001 con la massima evidenza dal quotidiano israeliano Ha'aretz, e cioè: " Non permetteremo mai il ritorno dei rifugiati dentro i confini dello Stato d'Israele. Ciò comporterebbe l'eliminazione dello Stato d'Israele. Scatenerebbe un conflitto senza precedenti [...]". Queste parole sui profughi palestinesi (sottoscritte tra l'altro dagli scrittori ebrei israeliani Amos Oz, Abraham Yehoshua e David Grossman) tralasciano però che la maggioranza ebraica dentro Israele sia stata costruita con la deportazione di quasi tutta la popolazione palestinese originaria, fino a metà del Novecento ampiamente maggioritaria. I segni della presenza del popolo palestinese sono tutt'ora vivi anche nei territori dove più sono state presenti le deportazioni: sui cartelli c'è scritto Israele, sulla terra c'è scritto Palestina.... [Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: Avanguardia, Rinascita, il Quotidiano di Caserta, Ciaoeuropa]



Antonella Ricciardi