Convegno all'Università "Federico II" di Napoli, anche con la partecipazione del radicale Letizia

I ntensa attenzione e particolare partecipazione si sono riscontrate durante il recente incontro culturale, dal titolo "Il jihad guerriero tra dottrina e prassi giuridica",  tenutosi, in forma di dibattito, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, alla Facoltà di Scienze Politiche. All'evento, organizzato dai giovani studenti dell'ASU (Associazione Studenti Scienze Politiche), hanno partecipato, in quanto relatori,  il professore di Storia delle Relazioni Internazionali, Matteo Pizzigalli, il docente universitario medievalista Francesco Barone, ed il giovane studioso radicale Domenico Letizia, laureato in Storia, scrittore, intervenuto in quanto componente della LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo). L'incontro si è tenuto il 26 ottobre 2016; il 30 ottobre 2016, inoltre, l'impegno di Domenico Letizia (di recente impegnato fruttuosamente anche in uno scambio culturale e politico con l'Azerbaijan) è stato ulteriormente riconosciuto, con la sua elezione a membro del Comitato Centrale della stessa LIDU. Tornando più specificamente, all'incontro, oltre agli importanti interventi sulla storia politica, del prof. Pizzigalli, e relativi ai primordi dell'Islam, tenuti dal prof. Barone, su tale realtà ricca di sfumature e non del tutto omogenea, approfondito è stato anche l'articolato intervento di Domenico Letizia. Alla domanda su quanto ci fosse di "islamico" nelle azioni dell'auto-proclamato Califfato, Letizia ha rimarcato, in modo obiettivo, quanto una porzione molto significativa dei fedeli dell'Islam non si identifichi nelle interpretazioni portate avanti dall'Isis. Non mancano, infatti, fermenti riformisti, laici, a favore dell'emancipazione della donna, all'interno dello stesso mondo musulmano: atteggiamenti che vengono interpretati come un tradimento da parte di esponenti ultra-conservatori; i fermenti di rinnovamento e per una interpretazione più libertaria nel mondo musulmano vanno invece ascoltati, e, aggiunge Domenico Letizia, tali voci riformiste meritano solidarietà e riconoscimento. Domenico Letizia ha ricordato in particolare la drammatica condizione delle donne oppresse nel Califfato, in particolare yazide, cioè appartenenti ad una antica religione di origine gnostica che ha tra i suoi esponenti una parte minoritaria della popolazione di etnia curda (prevalentemente musulmana sunnita). Tra le altre considerazioni, D. Letizia ha ricordato i fili conduttori che accomunano, nella barbarie, questa e tante altre guerre, spesso ingiustamente dimenticate, con queste parole eloquenti:  "In genere, in ogni conflitto armato lo stupro e la schiavitù sessuale sono un arma contro "il nemico", ma nello stato islamico questa guerra "di genere" assume una particolare visione. Quando l'Isis attacca un villaggio vengono divise le donne dagli uomini e scelte le ragazze più giovani e in salute. Una volta spogliate, viene costatata e valutata la verginità e poi stabilito un prezzo per ognuna di esse. Le vergini più giovani e di bell'aspetto vengono inviate nelle roccaforti dell'Isis, dove vengono vendute. Le ragazze vengono vendute, stuprate, in genere per qualche mese, poi rivendute a un prezzo che va scemando di volta in volta. Se analizziamo la sorte delle donne yazide e i comportamenti dei militanti del califfato possiamo sostenere che l'obiettivo è quello che gli storici definiscono la "conquista sessuale". Oltre all'approfondimento su un moderno "mercato delle schiave", tra le più tristi realtà denunciate, vi è stato, però, anche uno spazio dedicato all'impegno ed alla speranza: il complesso e molto vasto mondo dell'Islam non si può ridurre a determinate interpretazioni oscurantiste e deviate; lo stesso Califfato moderno è versione molto peggiorativa rispetto a numerosi Califfati islamici del passato, che spesso si distinsero per il fiorire di civiltà e tolleranza. Da tenere presente è anche che una parte molto importante di resistenza alla conquista forzata ed all'oscurantismo è data da donne cresciute all'interno di un contesto musulmano: in particolare, le donne curde, del baluardo di frontiera di Kobane, ma non solo.

[Questo servizio è stato pubblicato sulla versione on line del giornale Dea Notizie, sul giornale telematico Caserta24ore, sul giornale cartaceo "La Civetta" e sul blog Padania Express, del giornalista S. Pizzo]



Antonella Ricciardi