La bancarotta e la rinascita economica dell'Argentina

P oche nazioni hanno vissuto, in un tempo tanto breve, una crisi devastante ed una ripresa così fiorente, quanto l'Argentina nell'arco degli ultimi tre anni e mezzo. Per comprendere meglio cosa sia accaduto naturalmente è il caso di partire dalla crisi economica senza precedenti per quella nazione, manifestatasi pienamente nel 2001, con il collasso dell'economia del Paese latinoamericano, in conseguenza dell'agganciamento della moneta locale al dollaro americano, avvenuta per l'avere seguito a questo proposito la ricetta del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Dopo un periodo di crescita fittizia, infatti, la ricetta seguita, di tipo ultraliberista, aveva manifestato il suo fallimento nel dicembre 2001, lasciando in bancarotta la nazione e sul lastrico milioni di persone. Non si era trattato di una sorta di fatalità, dovuta a calcoli sbagliati e ad una serie di variabili imponderabili, ma di una formula tristemente collaudata, per un certo tipo di speculatori, e non solo... Sono decenni, infatti, che il F.M.I e la Banca Mondiale seguono la prassi d'indebitare le nazioni povere ed in via di sviluppo, garantendo enormi prestiti per progetti che arricchiscono appaltatori stranieri e non l'economia locale. Non si tratta peraltro di una semplice illazione, ma di una drammatica realtà dell'attuale sistema capitalista, avvalorata infatti anche dalla testimonianza di John Perkins, autore di un libro sull'argomento essenziale ed autobiografico, dal titolo emblematico di <<Confessioni di un sicario dell'economia>>. L'americano Perkins ha attualmente rigettato moralmente il proprio precedente ruolo, svolto in veste di membro della comunità bancaria internazionale, ed ha contribuito a fare luce su questo tipo di meccanismi. Perkins, infatti, ha chiarito che la calcolata fase successiva all'indebitamento della sfortunata nazione di turno era, dopo che questa aveva saldato i propri debiti, e dopo il previsto crack finanziario nazionale, l'imporre un ulteriore salasso economico, per <<aprire l'economia indigena al libero mercato>>. In cosa consistesse questa apertura era presto detto: si trattava di un radicale smantellamento dello Stato sociale... Infatti, venivano regolarmente ridotte le paghe, drasticamente eliminati i sussidi sociali, cedute le materie prime a prezzo di svendita ed aperti i servizi di base alla competizione multinazionale. Tutto ciò si è verificato così anche nel caso argentino, come da copione: tuttavia, quello che è stato imprevisto ed è sfuggito di mano è stata invece la reazione del popolo argentino... All'insegna dello slogan <<Que se vayan todos>> (in spagnolo, <<Che se ne vadano tutti>>), riferito agli speculatori corrotti che avevano retto le fila dell'economia argentina, le donne e gli uomini della nazione sudamericana hanno dato vita ad innumerevoli assemblee popolari auto organizzate, circa 200 delle quali nella sola capitale Buenos Aires. La rivolta degli argentini ha così portato molto inaspettatamente ad una ripresa intensa degli ideali socialisti nel Paese, visti anche in difesa di una indipendenza reale della Patria da certe multinazionali finanziarie. Le speranze di una rinascita della nazione hanno ultimamente trovato sostegno anche nella sfida al F.M.I. portata avanti dal nuovo presidente della Repubblica argentina, il peronista Kirchner, che ha reso definitivo il distacco della moneta locale, il peso, dal dollaro: anche per questo, molti, anche nella sinistra rivoluzionaria (che ha significative relazioni col movimento dei disoccupati), hanno dato credito a Kirchner. Le assemblee popolari argentine si sono segnalate anche per una importante e positiva solidarietà nei confronti del popolo irakeno, che vede sul proprio suolo ancora le truppe responsabili dell'aggressione militare illegale del 2003: in questo senso è stato particolarmente attivo il quartiere di Nunez, nella capitale argentina. Che il processo di rigenerazione argentino possa dare l'avvio ad analoghi movimenti di liberazione e giustizia sociale, anche in nome della solidarietà internazionale manifestata in questa vicenda? Certamente un segno del cambio di rotta può essere stato dato anche dalla dichiarazione, nel 2003, dell'olandese Wim Duisemberg, fino a quell'anno direttore della Banca Centrale Europea, che ha difeso la barriera del costo del denaro. Sì, si era trattato proprio di Duisemberg, trovato morto quest'anno in una piscina, annegato in seguito ad un infarto subito (quella di Wim Duisemberg è stata una <<morte naturale>> per la perizia di medicina legale effettuata). E' interessante ricordare che Duisemberg era marito di un'altra nota personalità olandese, la signora Gretta, nota per le sue posizioni a favore del popolo palestinese. Wim Duisemberg era stato minacciato a causa delle coraggiose e condivisibili posizioni di Gretta, ed alcuni gli avevano prospettato un futuro di persona non grata: si era trattato precisamente della Federazione ebraica negli Stati Uniti d'America. Wim Duisemberg sarebbe divenuto sgradito nel caso non avesse manifestato pubblicamente riprovazione nei confronti degli ideali della moglie, specie dopo che la donna aveva esposto una bandiera palestinese dal balcone della loro casa, durante l'assedio di Betlemme del 2002. Wim Duisemberg si era ben guardato, invece, dal disapprovare queste posizioni di Gretta, la quale, costretta a togliere la bandiera da alcuni vicini ebrei sionisti, aveva però riconfermato la propria piena adesione alla causa palestinese, nonostante fosse stata minacciata di morte per questa sua posizione: ciò sembra davvero simboleggiare l'importanza del portare avanti insieme le battaglie a favore della giustizia sociale e quelle al servizio dei popoli e della loro autodeterminazione, in ogni angolo del mondo.

[Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: Avanguardia, Rinascita, Deasport, Ciaoeuropa]



Antonella Ricciardi