Piccole precisazioni riguardo una recensione

R itengo che sia opportuno precisare, in merito all'articolo scritto da Mario Marletta di recensione sul mio libro "Palestina-una terra troppo promessa", alcune considerazioni. Nel testo, infatti, pur pregevole a mio avviso nelle linee essenziali, vi sono alcuni passaggi che meritano alcuni miei chiarimenti. L'autore, infatti, critica la definizione di "liberazione dei Kuwait": a questo proposito, rispondo che io sono contraria ad entrambe le guerre, sia a quella, cioè di invasione del Kuwait del 1990 che a quella contro l'Iraq del 1991. Infatti, il Kuwait era stato sì, storicamente un territorio che, già trovandosi nella strategica posizione di essere bagnato in pieno dalle acque del Golfo Persico, era stato sottratto ad arte dagli inglesi al territorio irakeno per le sue risorse petrolifere (ed anche di tutto ciò il libro dà atto), ma aveva, in seguito, sviluppato una propria identità nazionale: una propria politica, una propria poesia, ecc... In ogni modo, l'invasione irakena è stata il pretesto per isolare l'Iraq, una delle nazioni più moderne, nazionaliste e scientificamente avanzate del Medio Oriente, dallo stesso mondo arabo, per cui ritengo che sia stata uno sbaglio del regime di Saddam Hussein, assieme all'aggressione contro l'Iran del 1980, alla repressione interna contro gli sciiti irakeni ed altri ancora...il che, comunque, non giustifica le varie aggressioni americane contro il governo di Baghdad, delle quali la guerra del 2003 è stato il più marcio ma non unico episodio. Il termine "liberazione", a proposito del Kuwait, l'ho usato in modo asettico, perchè questo non ha, necessariamente, significato automaticamente positivo: ad esempio, se si scrive della "liberazione" di un violentatore dal carcere, si può registrare semplicemente il fatto in sè, senza per forza compiacersene, e spesso anche biasimando un evento così. Detto questo, naturalmente aggiungo che Mario Marletta può ugualmente, legittimamente, preferire al termine "liberazione" quello, ad esempio, di "rioccupazione" (intesa da parte degli americani)...termine, peraltro, cui io non sono affatto contraria; tuttavia, per completezza di informazione, aggiungo che la mia contrarietà alla Guerra del Golfo del 1991, che non era certo l'unico e migliore modo di risoluzione di quel conflitto inter-arabo, andasse resa del tutto chiara. Quanto alla Shoah, io ho evitato di dare valutazioni sulla sua reale entità, in quanto si tratta di un tema che lascio agli esperti e che avrebbe meritato uno spazio molto maggiore di quello che avrebbe potuto avere nel volume da me scritto, per il modo in cui l'avevo concepito e realizzato: ho solo registrato che, da dopo le vicende della Seconda Guerra Mondiale, gli ebrei furono, almeno agli inizi, più facilmente visti quali vittime. Ed in ogni modo, in qualunque maniera si voglia considerare la Shoah, a me questa non cambia nulla delle valutazioni sul conflitto in Palestina, che vede da moltissimi anni il popolo palestinese in condizione della più inaccettabile oppressione. Lo stesso vale per le reazioni popolari (e non ordinate dall'alto) anti-ebraiche nell'Europa dell'Est, che non giustificano per alcun aspetto la politica antipalestinese dei vari governi israeliani. [Questo articolo è stato pubblicato sul giornale Avanguardia]



Antonella Ricciardi