Intervista a Leonardo Mazzei

Da sinistra, Anika Persiani, Leonardo Mazzei, Ilia Montani, Lara Wintzer, Jorg Ulrich, Emanuele Fanesi, Roberto Gabriele


In questa intervista, pubblicata in esclusiva su il Quotidiano di Caserta, Leonardo Mazzei, portavoce della sezione italiana dei Comitati Iraq libero, spiega i motivi dello sciopero della fame che lo sta impegnando assieme ad altri sei compagni, davanti al Ministero degli Esteri, in conseguenza della decisione appunto di Gianfranco Fini di negare il visto ad importanti esponenti dell’opposizione irakena. Oltre a Leonardo Mazzei, gli scioperanti sono gli italiani Roberto Gabriele, Emanuele Fanesi, Anika Persiani (più precisamente, italo-iraniana), Ilia Montani, ed i tedeschi Lara Wintzer e Jorg Ulrich. La testimonianza di Leonardo Mazzei è particolarmente preziosa e significativa, dato che, nonostante il rifiuto di Fini sui visti abbia ottenuto ampia attenzione da parte del mondo giornalistico lo scorso agosto (si è trattato però di uno spazio ottenuto in ritardo), in seguito è per adesso stato purtroppo ancora poco il rilievo dato alla protesta dei comitati Iraq Libero. Tutto ciò, nonostante il fatto che siano state molto numerose ed importanti le adesioni alla Conferenza di Chianciano cui dovevano partecipare gli esponenti irakeni, e parecchi siano stati anche gli attestati di solidarietà ai promotori della Conferenza, tra cui, a livello internazionale, anche quello dell’associazione <<Donne accusano>>, di irakene che denunciano violenze sessuali attuate dagli occupanti. Tra i messaggi di solidarietà ce sono stati anche diversi provenienti da membri dell’opposizione parlamentar italiana, tra cui politici di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani, dei Verdi. Per ulteriori informazioni sull’argomento, in Internet due tra i siti più ricchi di notizie sono www.iraqlibero.at , dei Comitati Iraq Libero, e www.antiimperialista.org , del Campo Antimperialista, a carattere internazionale: vi sono presenti infatti testi, oltre che in italiano, in inglese, francese, spagnolo, tedesco, arabo, turco ed ungherese


D. - Da fine agosto tu, assieme a sei compagni di Iraq Libero, sei in sciopero della fame davanti alla Farnesina per protestare contro la decisione del ministro degli esteri Fini, che ha negato i visti a 6 esponenti dell'opposizione irakena ed ai loro interpreti, che intendevano partecipare alla Conferenza Internazionale di Chianciano Terme, da voi promossa. Quali sono a tuo avviso i principali motivi che hanno spinto Fini a questa decisione che contestate? E quali possibilità pensate di avere per ottenere la concessione dei visti?

R. - Fini ha deciso di negare i visti dopo la lettera con la quale 44 parlamentari americani hanno chiesto al governo italiano di impedire la conferenza.

Si è trattato di un atto inaudito, una gravissima lesione alla sovranità nazionale del nostro paese.

Precedentemente, dall’ambasciata italiana a Bagdad avevamo avuto il benestare di massima per i visti.

Tutte le motivazioni addotte in seguito da Fini sono facilmente contestabili. I 9 iracheni hanno tutti il passaporto e possono muoversi nel loro paese nonostante la guerra in corso. Come si può sostenere che la loro presenza in Italia sarebbe pericolosa per la sicurezza nazionale?

La verità è che si è voluto impedire una conferenza per una pace giusta in Iraq, basata sul diritto all’autodeterminazione e sul ritiro di tutte le truppe di occupazione.

Con la sua scelta, Fini si è allineato totalmente ai voleri dei neocons americani, i teorici di quella “guerra di civiltà” nella quale, con decisioni di questo tipo, sta precipitando il nostro paese.

La nostra lotta per ottenere i visti è necessaria quanto difficile.

E’ necessaria perché si tratta di impedire che passi l’attacco alla libertà di pensiero e di parola, cioè a diritti fondamentali senza i quali la parola “democrazia” resterebbe priva di ogni significato. E’ difficile perché la politica italiana vive da tempo una situazione di grave putrescenza. E il marcio non è solo nello schieramento di governo.

Il partito americano – che è trasversale a centrodestra e centrosinistra – è forte ed attacca. Gli altri spesso tacciono per convenienza od opportunismo. Ed è proprio il silenzio (della grande stampa, dei partiti politici) il migliore alleato di Fini.

Comunque noi non ci piegheremo. Abbiamo ottenuto molte adesioni e tanta solidarietà. Fini non pensi di poter chiudere questa partita facilmente.


D. - La Farnesina non si è ancora espressa sui visti nei confronti di altri irakeni per l'incontro di Chianciano, alcuni dei quali sono personaggi simbolo della Resistenza contro gli invasori angloamericani: tra gli ospiti previsti c’è ad esempio Haj Ali, l'uomo incappucciato e torturato con gli elettrodi, divenuto simbolo delle atrocità di Abu Ghraib. Puoi tracciare un breve profilo politico delle più note personalità irakene che hanno aderito alla Conferenza nella città toscana dell'1 e 2 ottobre?

R. – Il visto ad Haj Ali sta assumendo un grande valore simbolico. Ad oggi (11 settembre) il Ministero degli esteri continua a prendere tempo.

Noi vogliamo farlo arrivare in Italia affinché possa parlare della sua storia e delle brutalità che sta subendo il popolo iracheno.

Vogliamo vedere fino a che punto arriverà il governo. Poco più di un anno fa l’occidente venne scosso dalle immagini delle torture americane. Oggi è già tutto dimenticato al punto da negare il diritto di parola al simbolo dei torturati?

In questi giorni di sciopero della fame abbiamo registrato tanti silenzi anche su Ali. Ad esempio, l’Unione di Prodi, cui ci siamo esplicitamente rivolti, non ha ancora preso alcuna posizione neppure su Ali, segno anche questo di quanto sia forte il partito (trasversale) americano nel nostro paese.

Per quanto riguarda le personalità irachene cui sono stati negati i visti si tratta di:

- Jawad al Khalesi, leader dell’Iraqi National Foundation Congress; professore universitario sciita che sta cercando di formare un fronte interconfessionale dell’opposizione.

- Ayatollah Ahmed al Baghdadi, una delle più importanti autorità religiose del paese.

- Salah al Mukhtar, già ambasciatore iracheno in India e Vietnam.

- Hassan al Zargani, portavoce internazionale del movimento di Muqtada al Sadr

- Mohamad Faris, comunista patriottico che sta lavorando all’unificazione delle forze della resistenza.

- Ibrahim al Kubaysi, medico di Falluja, fratello del segretario dell’Alleanza Patriottica Irachena, rapito dagli americani, senza che si abbiano più sue notizie, il 4 settembre 2004 a Bagdad.


D. - La Conferenza di Chianciano ha riscosso moltissime adesioni, sia a livello internazionale che italiano, ad esempio dall'estero è prevista la presenza di un vero e proprio personaggio storico, cioè il leader dell'indipendenza algerina, Ahmed Ben Bella, in Italia ci sono Gianni Vattimo, Domenico Losurdo, Costanzo Preve, ecc... Tenendo presente che purtroppo non è possibile, per una questione di spazio, elencare tutti gli aderenti alla Conferenza italiani ed internazionali, puoi fare qualche esempio di altre adesioni che consideri particolarmente significative?

R. - Devo chiarire subito che la Conferenza internazionale “Lasciamo in pace l’Iraq – Sosteniamo la legittima Resistenza del popolo iracheno” non potrà tenersi l’1 ed il 2 ottobre come previsto.

Il comitato organizzatore, che si è riunito ieri a Roma, ha ovviamente deciso di non piegarsi ai divieti del governo.

In sostanza non accettiamo di fare una Conferenza purchessia, vogliamo invece fare la conferenza con i relatori iracheni e dunque la riconvocheremo non appena vi saranno le condizioni.

La nostra, infatti, non vuole essere una semplice conferenza sull’Iraq. Al contrario, noi vogliamo realizzare una conferenza dove gli iracheni, delle varie componenti che si oppongono all’occupazione, possano esprimersi e confrontarsi.

Solo una conferenza di questo tipo potrà segnare il risultato per noi fondamentale: avviare il processo di riconoscimento politico delle forze della Resistenza.

Questo è il nodo decisivo, la vera ragione dell’intervento dei 44 parlamentari americani. Da questo obiettivo, che è poi la premessa necessaria per avviare un processo di pace, non arretreremo di un centimetro.

I relatori che avevamo previsto nel programma di Chianciano sono tutti importanti. Oltre ai nomi già citati vorrei ricordare quello dello statunitense John Catalinotto dell’International Action Centre, dell’economista senegalese Samir Amin, dello svedese Jan Myrdal (che ha chiesto fra l’altro al governo di Stoccolma di ospitare la conferenza).


D. - Quali sono gli obbiettivi che si propone la Conferenza di Chianciano, e che tengono insieme tanti partecipanti così diversi?

R. – L’obiettivo, lo ripeto, è quello del riconoscimento politico delle forze della Resistenza e dell’opposizione irachena.

La Resistenza vive infatti una situazione unica e paradossale. Mai, fino ad oggi nella storia, una lotta di liberazione nazionale si è ritrovata priva di ogni retroterra come in questo caso.

Non c’è paese che ne ospiti gli uffici e la rappresentanza. Non è possibile far emergere una chiara struttura politica perché verrebbe immediatamente perseguita come “terroristica”. Se non si esce da questa situazione assurda, che nega agli iracheni l’elementare diritto a resistere all’occupazione, non potrà certo esservi alcuna soluzione pacifica.

Ciò è dovuto al totalitarismo di Washington che impone ad ogni latitudine la qualifica di “terrorista” ad ogni legittimo resistente. Ed è proprio questo dogma imperiale che occorre sconfiggere.

Penso che sia questa necessità di rompere il totalitarismo a stelle e strisce ad aver messo insieme un arco così ampio ed articolato di personalità.


D. - Ricopri il ruolo di portavoce per i Comitati Iraq Libero in Italia, ed è importante ricordare che questi Comitati si stanno molto diffondendo anche a livello internazionale. I Comitati sono divisi in sezioni nazionali, e sono coordinati nelle proprie linee programmatiche a livello comune. Puoi illustrare in cosa consista l'attività dei Comitati Iraq Libero, ed in prospettiva su quali obbiettivi si muovano?

R. – I Comitati Iraq Libero esistono ormai in diversi paesi europei e, insieme ad altre realtà impegnate sullo stesso terreno, costituiscono una rete internazionale a sostegno della Resistenza irachena.

In Italia Iraq Libero svolge un’attività tesa a far conoscere le ragioni e le prospettive della Resistenza, ad affermare la centralità - nell’attuale contesto storico - della lotta di liberazione condotta dal popolo iracheno, come argine alla crescente aggressività dell’imperialismo americano.

In questi due anni abbiamo sviluppato numerose attività, raccogliendo una vasta area di associazioni e realtà locali che hanno così potuto raccordarsi per iniziare un’attività a favore della Resistenza.

Oggi il ruolo dei Comitati Iraq Libero è chiaramente cresciuto. L’obiettivo è quello di contribuire praticamente ad un rafforzamento politico della Resistenza. Il nostro tener duro sulle caratteristiche della conferenza internazionale che intendiamo realizzare va esattamente in questo senso.



Leggi anche:
Intervista a Sammi Alaà
Intervista a Margherita Calderazzi
[Questo articolo è stato pubblicato sul giornale il Quotidiano di Caserta]



Antonella Ricciardi , 11 settembre 2005