Seconda intervista ad Angelo Faccia

Da sinistra, Andrea Scirè ed Angelo Faccia

La nuova edizione, con aggiunte di rilievo, del suo libro «Affondate Borghese!», sull’ultimo periodo della vita del comandante della flottiglia XMas durante  la Seconda Guerra Mondiale, Junio Valerio Borghese, e la solidarietà coi movimenti patriottici e socialisti latinoamericani, soprattutto con quelli venezuelano, cubano, argentino, brasiliano, ecuadoregno e paraguayano, costituiscono i principali temi di questa intervista ad Angelo Faccia. Romano, ha risieduto a lungo in Paesi ispanici (Spagna, Venezuela), ed attualmente vive a Perugia. Già reduce della Repubblica Sociale Italiana, Angelo Faccia è autore di due libri (l'altro è «Grazie comandante!», edito dall'Associazione Uno dicembre 1943, come l'altro), ed è da decenni impegnato contro le varie tipologie di imperialismi, soprattutto sionista e statunitense, oltre che  a favore della giustizia sociale.

 

1) Stai curando una nuova riedizione del tuo libro «Affondate Borghese!»: quali sono le novità più significative che ritieni siano emerse e che ti hanno indotto a optare per questa nuova pubblicazione?

Non ho mai creduto – e non solamente io – alla versione ufficiale che Borghese è morto a causa di una pancreatite acuta. In una mia appendice del libro «Affondate Borghese!» a cui ho dato il titolo «epilogo», narro appunto le novità più significative sul «caso Borghese», grazie alla collaborazione del figlio del Comandante Borghese, Andrea Scirè,  che, per il suo risiedere stabilmente all’estero, ho potuto conoscere solamente nel passato mese di giugno, trovandosi  in Italia per una vacanza. Per arrivare all’epilogo della vicenda umana e politica del Comandante Borghese non si possono trascurare dei passaggi obbligati che toglierebbero  ad una intervista la sua caratteristica: la sintesi, per cui posso solamente anticipare la presenza stessa di tali novità, con l’appendice di cui sopra e che costituirà la parte finale della quinta edizione del mio libro «Affondate Borghese!».     

 

 

2) Passando ad un altro argomento di natura politica, sei particolarmente impegnato nella solidarietà e nell'appoggio ai movimenti socialisti latinoamericani, ad esempio a quelli venezuelano, cubano, ecuadoregno, brasiliano, argentino: quali ritieni siano gli aspetti più validi di tali correnti, e quali le loro differenze?


Sì, sono in contatto quasi giornaliero- attraverso la CULTA [organizzazione omonima ma non coincidente con quella legata al Movimento Fascismo e Libertà, n.d.r.] -  con questa nuova realtà latinoamericana del XXI secolo. Ultimamente si è aggiunto anche il Paraguay con la superba  vittoria elettorale del loro Vescovo che getta via i paramenti sacri per indossare la fascia di Presidente della Repubblica, rinunciando ad ogni compenso,  dopo oltre 60 anni di  schiavitù da parte di  una oligarchia asservita agli interessi USA  che ha affamato il suo popolo. Io, con altri amici della CULTA, abbiamo realizzato, ad oggi, due gemellaggi importanti: con l’Istituto Evita Peron di Buenos Aires e con il Partido Socialista Revolucionario Democratico Cubano; quest’ultimo, dopo aver studiato il fenomeno della Socializzazione attraverso  la  documentazione  che gli abbiamo inviato, ha approvato la nuova bozza di Costituzione che prevede,  quando le condizioni di  Cuba lo consentiranno, agli artt. 64 e 65, la socializzazione dell’economia cubana. E poi l’Argentina con oltre duecento aziende socializzate; il Venezuela con un leader, Hugo  Chavez, che sta  dando la sveglia a tutto il Sudamerica  per liberarlo da una schiavitù secolare, prima spagnola e poi amerikana…Esistono delle differenze tra i vari Paesi del Sudamerica, con economie diverse e diversamente distribuite ma con un comune denominatore: la immensa ricchezza delle loro terre. Da qui la battaglia di Hugo Chavez – sostenuto da uno storico grande leader: Fidel Castro – per diffondere in quel continente il verbo del socialismo bolivariano [da Simòn Bolìvar, storico condottiero per l’indipendenza dell’America Latina, n.d.r.] per la partecipazione dei popoli latinoamericani alla distribuzione delle ricchezze delle proprie terre. Quindi, il continente latinoamericano è in piena fibrillazione nonostante tutte le difficoltà di ogni ordine e tipo che gli USA cercano di frapporre nel tentativo di ostacolare il processo rivoluzionario latinoamericano verso un socialismo bolivariano compiuto.      

 

3) Pensi che il progetto politico-sociale della socializzazione, portato avanti in Italia, ad esempio, da Nicola Bombacci, ed anche da te particolarmente sostenuto, sia proponibile anche in certe realtà di avanguardia latinoamericane? E, se sì, per quali motivi?

Sì, lo dicevo più avanti, anche se non sarà una socializzazione targata, diciamo, R.S.I., per i diversi tipi di economie, modelli di Stato, ecc. Ma a questo punto sarà utile dimostrare come agisce Hugo Chavez dinnanzi a problemi derivanti da conflitti tra capitale e lavoro.

ll 19 gennaio, nella sala Ayacucho del palazzo presidenziale di Caracas, Chavez ha firmato, alla presenza di lavoratori e dirigenti sindacali della Venepal, il decreto n. 3438, che espropria i padroni della Venepal. Ora l'azienda sarà gestita congiuntamente dai lavoratori e dallo Stato.
E' una vittoria importantissima per gli operai della Venepal. Ma è anche un grande passo in avanti per la rivoluzione bolivariana. Venepal è uno dei principali produttori venezuelani di carta e cartone. La fabbrica è situata a Moron, nello stato molto industrializzato di Carabobo. In passato, l'azienda dava lavoro a 1.600 persone, controllava il 40% del mercato nazionale e figurava tra le più importanti di questo settore in America Latina. Tuttavia, i suoi vecchi dirigenti l'hanno condotta a perdere progressivamente porzioni di mercato e di guadagni. In seguito, durante la serrata padronale di dicembre 2002-gennaio 2003, i lavoratori hanno dovuto lottare contro i tentativi dei dirigenti di paralizzare la fabbrica.

A luglio 2003, i proprietari hanno dichiarato fallimento. In risposta, i lavoratori hanno occupato la fabbrica e cominciato ad assicurarne la produzione sotto controllo operaio.
  

E’ la rivoluzione bolivariana che avanza…In uno dei suoi tanti interventi, il nostro indimenticabile maestro Prof. Manlio Argenti, ammoniva: «Sarà destino degli italiani ricevere la socializzazione di ritorno dall’estero….». Il ritorno è già iniziato: i lavoratori venezuelani erano guidati dal loro grande capo Chavez e i lavoratori italiani della grande fabbrica RENZACCI di Città di Castello (Perugia) erano guidati dai loro padri che non dimenticarono che furono i protagonisti della prima azienda italiana- la fabbrica di tabacco- socializzata  dalla R.S.I.. E così nel 1997 gli operai della Renzacci sfidarono quello che sembrava l’impossibile: o socializzazione della fabbrica o chiusura della stessa, con tutte le drammatiche conseguenze che ne sarebbero derivate. Hanno vinto gli operai: sono oltre dieci anni che nella RENZACCI tutto fila liscio e non conosce crisi. E’ tutto un problema di chi guida le forze operaie. Non certamente i nostri sindacalisti guideranno le forze del lavoro verso la più audace, la più mediterranea delle idee…Ormai mondiale.

[Questo articolo è stato pubblicato sui giornali Dea Notizie, Caserta24ore, Corriere di Aversa e Giugliano, Qui Calabria, Italia Sociale]



Antonella Ricciardi , 31 agosto 2008