Articolo contro le calunnie

U no dei modi classici, meno originali ma sempreverdi, con cui troppo spesso reagisce chi non ha argomenti per confutare quelli degli altri è la calunnia.

Di certo si tratta di uno dei mezzi più odiosi.... Sicuramente avrà fornito materia a chi vorrà calunniare, ma avrà anche ingannato persone in buona fede, la trasmissione Un giorno in Pretura, la cui nuova serie è cominciata sabato 12 marzo: non si può proprio dire sia ricominciata in bellezza. Infatti sono diverse e gravi le inesattezze sul caso Priebke riportate in quell'episodio: certo non si può affermare con sicurezza che siano stati errori voluti, ma di certo sono stati di non poco conto, anche perchè studiare bene certi casi, specie prima di parlarne in pubblico, è essenziale, data la responsabilità che comporta l'esposizione mediatica. Infatti in questo programma, condotto da Roberta Petrelluzzi, si è affermato che Erich Priebke fosse colpevole di torture e che avesse sempre negato la partecipazione alla rappresaglia delle Ardeatine: si tratta di circostanze entrambe false.... Sono circa dieci, infatti, le condanne ottenute contro persone che avevano accusato Priebke di questi atti spietati. Nel programma c'è stata tra l'altro la testimonianza non smentita da voci fuori campo di Rosina Stame, poi condannata per calunnia, e di qualcuno, ad esempio, che definiva Priebke "il tenente cattivo", in modo incongruente, dato che questi era invece un capitano.

Da sinistra: l'avvocato Carlo Taormina, il capitano Erich Priebke, l'avvocato Giosuè Bruno Naso

La conduttrice Roberta Petrelluzzi, biologo...

Quanto alla seconda circostanza, è a sua volta del tutto destituita di fondamento, dato che Priebke, già al giornalista americano Sam Donaldson, che lo "scoprì" nel 1994 a Bariloche, in Argentina (ma in realtà egli non si era nascosto, ed era venuto anche da turista in passato in Italia, toccando pure Roma) ammise di avere partecipato alla rappresaglia. Inoltre c'è un precedente ancora più antico, e cioè un'intervista che negli anni '50 Priebke dette ad un giornale italiano, nel quale raccontò del suo ruolo nella drammatica vicenda: un ruolo di esecutore (uccise due persone, non essendosi potuto rifiutare date le leggi militari) e non di mandante. All'epoca quel tipo di rappresaglie erano legali, e nello stesso modo era legale, ad esempio, all'epoca della Prima Guerra Mondiale il drammatico sistema delle decimazioni, per cui, in presenza di certe infrazioni, si fucilavano persone già segnalate per precedenti episodi d'insubordinazione, e per questo poste in una lista nera, anche se non c'era la prova di un loro diretto coinvolgimento nei più recenti episodi. Si tratta di episodi tristi, certo, ma chi metterebbe sullo stesso piano chi eseguiva quelle disposizioni e chi le aveva espresse in legge? Eppure, è ciò che è accaduto ad Erich Priebke nel caso delle Ardeatine. Inoltre, anche se alle Ardeatine furono fucilati per lo più esponenti della lotta armata antifascista non direttamente coinvolti nell'attentato di via Rasella, le rappresaglie attuali, cercando di colpire i responsabili di certi atti, colpiscono direttamente i civili, mentre alle Ardeatine non vennero passati per le armi una sola donna e neppure un solo bambino. Tornando al discorso delle informazioni errate nella trasmissione, sono rilevanti anche perchè non si tratta di casi isolati, ma di amare storie ricorrenti....

Ricordo a questo proposito un'osservazione dello stesso Erich Priebke, che in un'intervista concessami, a questo proposito affermò: "Le invenzioni di alcuni falsi testimoni sulle mie responsabilità in atti malvagi, torture ed altre cose del genere sono un male veramente gratuito e quindi per me più doloroso. E' proprio questa cosa che più d'ogni altra ancora oggi mi fa più soffrire. L'ingiustizia della condanna all'ergastolo rientra, tutto sommato, nella logica della vendetta, meccanismo questo che anche se aberrante è comprensibile alla mia mente. Le menzogne diffamanti però manipolano l'immagine della persona snaturandola agli occhi dei suoi simili, dei suoi amici e parenti, sono un'onta veramente insopportabile, un male veramente raffinato contro il quale non mi stancherò mai di lottare. [...]". Queste parole sono senz'altro condivisibili e toccanti, mentre una considerazione sorge naturale: se anche chi diffonde delle false notizie viene condannato, quanti lo vengono a sapere? Davvero c'è il rischio che siano molto pochi, dato che di solito sono molto poco numerosi i media che diano queste notizie, e soprattutto che le diano con il dovuto rilievo. [Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: il Quotidiano di Caserta, Avanguardia, L'Altra Voce]

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Antonella Ricciardi